RECENSIONE GLI INUTILI “L’UNIVERSITARIO DI BOLOGNA” (CD, 2017, INDIE BOX, 4/5)

A pochi giorni di distanza dal disco degli Inarrestabili, torno occuparmi di Indie Box, perché per la stessa etichetta esce anche questo disco degli Inutili, che, lo dico subito, mi ha sorpreso parecchio.
Infatti quando mi avvicino per la prima volta ad un gruppo sconosciuto, se possibile cerco di farlo senza saperne nulla prima di iniziare, in modo da non essere influenzato da preconcetti.
Quando mi è arrivato tra le mani questo disco degli Inutili per qualche motivo (forse il nome della band?) ho pensato di trovarmi di fronte ad un gruppo in stile Ramones, Queers, Impossibili eccetera eccetera; metterlo nel lettore e scoprire l'errore è stato una cosa davvero piacevole.
Si tratta infatti di eccellente old school Italico e cantato in Italiano, impreziosito dal fatto che ormai siamo ben dentro il nuovo millennio.
E non è un caso che della band facciano parte Ivan, frontman degli Skruigners e Mattia Lovatti al basso (Skruigners, Yokoano), a cui vanno ad aggiungersi, completando la formazione, Lorenzo alla chitarra (Eva's Milk, Meanatons) e Mattia alla batteria (Rotten Ponies).
Punk rock senza fronzoli, frutto delle esperienze passate dei quattro, per quattordici brani (più una bella ghost track), con testi cattivi e non banali, ben innestati su un tappeto sonoro di impatto notevole.
Non tutti i pezzi sono allo stesso livello (ad esempio “29816” è un po’ sottotono), ma mi piacciono veramente molto “Tutti In Fila” (cliccando qua potete vedere il video), e soprattutto “Nel Declino”, brano nevrotico e sincopato che cita la Torino degli anni 80 nel titolo e soprattutto nel suono.
Insomma, un disco sul quale potete investire qualche eurozzo racimolato per Natale…
(Riki Signorini)

I brani
3.    Me ne sbatto
4.    Gocce di sale
6.    Figli di..
7.    La gabbia
8.    29816
9.    Tutti in fila


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RECENSIONE INARRESTABILI “CONTRO IL VOSTRO NIENTE” (CD, 2017, INDIE BOX, 3/5)


Terzo album per i Sardi Inarrestabili, il primo, lo confesso, che mi capita tra le mani. E mi dispiace di non averli conosciuti prima, questi Inarrestabili, perché “Contro il vostro niente” è un bel disco, che mi ha sorpreso molto.
Punk rock hardcore veloce e ben fatto, certamente non originale (mai sentiti i Punkreas?), ma con liriche tutto sommato interessanti.
Testi politicizzati che parlano di emarginazione, diritti umani, libertà di parola e di espressione e via dicendo, ma anche con un tocco di poesia, di quella che sanno fare i gruppi punk che vengono dalla provincia (mai sentiti i Kina?).
Il quartetto di Calangianus ha ormai raggiunto il massimo della notorietà in Spagna (non a caso l’uscita del disco viene celebrata con un tour in terra
iberica), ma nonostante ciò i 12 brani sono ancora tutti in Italiano, con le uniche eccezioni di “Ellos Dicen Mierda”, un pezzo in Spagnolo che potrebbe essere stato scritto dalla Banda Bassotti, e che forse è una cover dei La Polla Records, e “Zu Atrapatu Arte”, brano in lingua Basca nonché cover dei Kortatu.
Insomma, nulla di indimenticabile, ma qualcosa che vale la pena di ascoltare comunque, accompagnato da una grafica minimalista carina.
(Riki Signorini)

I brani
12. NOVEMBRE

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STOP AL PANICO! RITORNANO I COSA NOSTRA!




Tornano a farsi vivi i Bolognesi Cosa Nostra, gli hardcorissimi in passamontagna che turbano i sonni dei benpensanti del capoluogo Emiliano. A breve uscirà infatti su Assurd Records un EP che si intitolerà “Bologna Brucia”, contenente sette pezzi suddivisi tra cover ed originali.

Questa la lista dei brani:

1.   Stop al panico (Isola Posse All Stars)
2.   Cosa nostra
3.   Passione nera (Nerorgasmo)
4 Bologna brucia INEDITO
5 Mass media INDIGESTI
6 Spara Jurij CCCP
7 Sopra la linea INEDITO
4.   Bologna Brucia
5.   Mass Media (Indigesti)
6.   Spara Jurij (CCCP)
7.   Sopra la linea4 Bologna brucia INEDITO
5 Mass media INDIGESTI
6 Spara Jurij CCCP
7 Sopra la linea INEDITO

Per il momento vi consiglio di dare un’occhiata alla loro personalissima (e potentissima) versione di “Stop al panico”, mitico brano rap degli Isola Posse, da vedere ed ascoltare senza tregua.
Proprio bello il video, che alterna immagini dei Cosa Nostra a riprese degli scontri in occasione di una visita di Salvini a Bologna, ed è introdotto dalle parole di Gopher D che degli Isola Posse All Stars faceva parte.
Personalmente non vedo l’ora di avere il vinile tra le mani, e magari di intervistare di nuovo in radio Giangiacomo e C.

Bologna 1991 – 2017, Rock Tha Fuck On!!!!

RECENSIONE WIDE HIPS 69 “THE GANG BANG THEORY” (CD, 2017, AREA PIRATA RECORDS, 3/5)

C'era una volta il rock’n'roll brutto e cattivo, quello pesante di gente tipo New York Dolls e MC5, per intendersi. Quello che precedeva di non molto, da un punto di vista cronologico, il punk-rock che sarebbe esploso di lì a poco, da cui si differenziava più per la mancanza di presa di coscienza politica che per la musica. Quello che comunque ci dava giù pesante quanto a provocazione sopra e sotto i palchi. A questo momento storico musicale si rifà il gruppo Teramano, provocatore sin dal nome scelto. Per non parlare dei titoli delle canzoni che propongono (“Serial Wankers” sono i segaioli seriali, tanto per intendersi…), infarcite di testi sconci e maleducati, che ci fanno innamorare delle WH69, band della quale si usa parlare al femminile, ma che ora ha anche un componente maschile alla batteria. Per questo secondo album, ancora una volta su Area Pirata, le nostre propongono dieci brani, registrati in un solo pomeriggio secondo la formula "live in studio" (ma con ottimo lavoro al mixer di Mr Mat Il Bianco, che a Bristol ha messo in risalto tutta la potenza dei brani). Una formula che si dimostra vincente e regala al disco un ulteriore tocco ruvido che non dispiace, con influenze che spaziano dal (garage) punk al soul con tocchi di psichedelia. I pezzi che preferisco? “Toy boy”, brano monota tanto ignorante quanto pogabile, “(You Gonna Make Me) Want You”, un pezzo soul brutalizzato che esalta la voce di Cristina, e, manco a dirlo, proprio “Serial Wankers”. E poi, come non innamorarsi di una band che come motto usa lo slogan “Live fat die drunk “?

(Riki Signorini)

I brani

SIDE A

1) Heart In a Jail
2) Serial Wanker
3) Shaggs
4) Backdoor
5) Eat My Shit

SIDE B
                                           
1) (You Gonna Make Me) Want You
2) Parrot Man
3) Over The Moon
4) You’re Not Mine
5) Toy Boy                  

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RECENSIONE THE CLASSMATES “BETWEEN THE LINES” (CD, 2017, AREA PIRATA RECORDS, 4/5)

Quello dei Classmates è un cd che da qualche giorno mi accompagna regolarmente nei miei viaggi in auto.

Perché?
Perché i dieci pezzi che lo compongono si lasciano ascoltare davvero molto bene.
Perché si tratta di Power pop punk incazzato, classe 1976, e dunque con evidenti radici garage, e questo mi piace.
Perché i Classmates sono un trio che non si vergogna di mostrare la propria voglia di evoluzione stilistica rispetto alle proprie radici punk, ed apre anche a una ballata romantica (“A Long Distance Call”, uno dei 2 brani cantati da Ottavia).
E poi perché amo roba tipo Undertones e Buzzcocks, gruppi a cui i Bolognesi, giunti al secondo album (sempre su Area Pirata) si ispirano apertamente.
Tra i 10 brani, registrati in due momenti diversi a inizio e fine 2016, segnalo senza dubbio la opening track (“Clerks”), così come “City Lights” (forse il pezzo più punk del disco, in cui Undertones e Buzzcocks mostrano chiaramente la propria influenza….) e “You Move”, colonna sonora da party selvaggio anni 60. Ma il pezzo che preferisco è senza dubbio la conclusiva “Animals”, che funge da classica ciliegina sulla torta.
I know it's only rock 'n' roll but I like it, like it, yes, I do
(Riki Signorini)

I brani

SIDE A

1)      Clerk                                    
2)      What's The Matter With Me           
3)      Secret Party                                  
4)      Livin' On                              
5)      You Move

SIDE B
                                           
1)      City Lights                           
2)      Building                               
3)      A Long Distance Call                     
4)      Close To Your Eyes                       
5)      Animals                               

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RECENSIONE TOP SECRET “S/T” (CD, 2017, CAESTUS RECORDS, 4/5)

Sotto il monicker Top Secret si cela un gruppo Punk di cui, manco a dirlo, si sa poco o niente, se non che proviene da Pisa, è formato da quattro giovanissimi, e che è all’esordio con un EP omonimo.
Proviamo allora a svelare noi qualcosa, aggiungendo che il bassista è il fratello di Enrico, chitarrista degli SBS dei quali ci siamo occupati QUA, e che dei sei pezzi proposti tre superano abbondantemente la prova, quelli più propriamente punk, mentre gli altri, più virati verso l’indie con tocchi metal, mi piacciono un po’ meno.
In particolare il disco inizia molto bene con “Person Change”, brano che parte come un pezzo Oi degli anni 80 inglesi senza cori, poi si trasforma in un punk rock old school che poteva ben figurare sulla compilation Raptus negli anni 80, e poi muta ancora, a dimostrare una complessità compositiva notevole per un combo di giovanissimi. In questo primo pezzo non mi dispiace neppure la voce, che invece dopo diventa a mio parere uno dei punti deboli del gruppo, troppo pulitina e tendente al metal per piacermi davvero.
Mi piace molto anche la successiva “Old Style”, che inizia con bel un riff alla “No Eroina” dei Bloody Riot, ma ancora più apprezzo la conclusiva “You Are Paranoid”, grazie ad una voce meno posata è più aggressiva, ed a un bel coro “da concerto”.
In poche parole un bel demo; ma l’eterogeneità di stili tra un brano e l'altro, ed anche all'interno dello stesso pezzo è, se vogliamo, anche un po' il limite della band. Ma i demo servono anche a mettersi alla prova ed avere consigli, se si ha voglia di accettarli, e il mio, per quel che vale, è quello di scegliere una strada più decisa. Io opterei per seguire quella dei brani punk, con una voce mixata in modo meno pulito, come dal vivo                       
(Riki Signorini)

I brani

1) Person Change
2) Old Style
3) The First Time I Have Loved You
4) The Apocalypse
5) Decisive Night
6) You Are Paranoid

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RECENSIONE COCKROACHES “REST IN PIECES” (CD, 2017, AREA PIRATA, 4/5)

Diciamolo subito, e togliamoci il dente…. I Cockroaches schiodano. E schioda il loro Voodoo Punkabilly popolato da zombie, lupi mannari ed altre creature simili, che tuttavia non disdegnano atmosfere surfeggianti, arricchito dalla voce cavernosa ed inquietante del Bandito Maldito.
Tredici i pezzi per questo secondo album del gruppo romano, ma io segnalo soprattutto l’iniziale “Hot Rod”, un bel pezzo in stile Cramps, “Dirty Fun” (rock’n’roll primordiale con un bel piano alla Jerry Lee Lewis), “Zombie Dancing” (ideale per un party a casa del diavolo col suo accelerare e rallentare), “Dog eat Dog”, la ramonesiana “Pussy  Pepper & Cheese” e la conclusiva (e surfeggiante) “C.O.C.K.R.O.A.C.H.E.S”.
Insomma, un disco di Rock’n’roll primordiale che piacerà a chi apprezza Cramps, Meteors, Bone Machine (addirittura qua appare il loro Jack Cortese), Ray Daytona e via discorrendo…

(Riki Signorini)

I brani

1) Hot Rod
2) Psychojungle
3) Problem
4) Dirty Fun
5) Zombie Dancing
6) Devil  
7) M.F.
8) Dog eat Dog
9) Bolle
10) Hands of the Devil
11) Rich’n’Poor
12) Pussy Pepper & Cheese
13) C.O.C.K.R.O.A.C.H.E.S

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RECENSIONE FOUR BY ART “INNER SOUNDS” (CD, 2017, AREA PIRATA/ART RECORDS, 4/5)

I Four By Art sono una delle primissime Mod bands Italiane, in giro da una vita (gli esordi risalgono all’84), eppure al loro attivo hanno appena due LP ed un EP d’esordio, "My mind in four sights", che è considerato un caposaldo del genere.

Oggi, grazie alla collaborazione con Artrecords e Area Pirata Records, tornano finalmente ad incidere un album, con una formazione assai rimaneggiata (degli esordi resta il solo bassista Filippo Boniello), anche a causa della tragica scomparsa di due membri originari, Demetrio e Elvis (a cui il nuovo album è dedicato).
Tredici le tracce incise tra il 2014 e il 2017 al Swanlake studio, che spaziano tra garage, neo-psichedelia, sixties e R'n'B, il tutto condito da una grinta che rende il disco molto divertente e piacevole da ascoltare.
Un solo brano in Italiano, ma si tratta di una splendida cover di “Allora Mi Ricordo” dei New Trolls che è per me il pezzo migliore del lotto, insieme ad “Home” e soprattutto a “I Ask You”.

Molto bella la confezione (digipack a 3 ante), colorata e psichedelica, opera dell’artista messicana Grace.

Notarella finale: tutto il materiale dei Four By Art è stato ristampato qualche anno fa da Area Pirata nel doppio cd “The Early Years” che racchiude anche il singolo e delle tracce dal vivo, e può essere acquistato QUA.
(Riki Signorini)

I brani

1.      Alive
2.      I Ask You
3.      I'm Burning
4.      Allora Mi Ricordo
5.      At Your Door
6.      I Sadly Understand
7.      Home
8.      Living For Today
9.      Sorry
10.  The Loop
11.  Take Your Time
12.  Sea Side Superstar
13.  Say Something

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RECENSIONE SVETLANAS “THIS IS MOSCOW NOT LA” (CD, 2017, RAD GIRLFRIEND RECORDS, 5/5)

Svetlanas? Di nuovo? Ebbene si, eccomi di nuovo a parlare di Olga e dei suoi compagni del KGB.
Di questa band composta da pericolosissimi esuli Russi rifugiati a Milano mi sono infatti già occupato svariate volte su Ribelli a Vita (col tasto search qua in alto a sinistra potete trovare tutte le volte che abbiamo parlato di Svetlanas con recensioni e interviste…), ed assieme al grande Heintz abbiamo intervistato due volte la frontman Olga su Garage Radio, una prima volta mentre erano in Tour negli USA (la potete trovare QUA) e poi per la puntata conclusiva della scorsa stagione di FERA (questa invece la trovate QUA)
Tutto ciò per dire che quando parlo di Svetlanas a mio parere parlo di uno dei migliori gruppi in circolazione nel mondo del punk rock, e non solo in Italia, anzi…
“This is Moscow not LA” è il loro nuovo LP, che parafrasa la celeberrima compilation Bostoniana del 1982 (chi non la conosce la ascolti QUA in tutto il suo splendore), e che vede aggiungersi al gruppo anche Nick Oliveri (QOTSA e Dwarves tra gli altri), un altro cattivissimo che con Olga e C. ha già suonato molto, almeno negli States….
Si, perché gli Svetlanas inspiegabilmente continuano a non attecchire in Italia, mentre Oltreoceano fanno davvero sfracelli (a giorni un nuovo lunghissimo tour), e questo resta per me un mistero inspiegabile.
Dunque l’ascolto di questo nuovo disco, il quarto in totale ma il primo dopo “Naked Horse Rider” del 2015, potrebbe aiutarvi a colmare una lacuna non trascurabile.
Dieci i pezzi presentati, tutti tiratissimi e punk rock as fuck, nei quali Olga canta sempre più carica e rabbiosa, con un accento che la fa sembrare sempre più una vera Sovietica.
Pezzi che, come sempre, oscillano tra Dwarves, Petrol Girls, GG Allin e

Motorhead.
Si inizia fortissimo con “Putin On Da Hitz” (“Dasvidania Human Rights!!”), e si prosegue senza soluzione di continuità, e soprattutto senza rallentare un attimo fino alla conclusiva “People Suck”, passando per  le anthemiche “Tell Me Why” e soprattutto “Let’s Get Drunk”, senza dimenticare “Put Your Middle Fingers Up” e “Where Is My Borscht”. Chiaramente segnalo anche la presenza di una cover dei Motorhead, “Speed Freak”, cantata dal buon Nick che offre un tributo al padrino della devastazione e degli eccessi, quel Lemmy a cui Olga e c. devono sicuramente molto.
E adesso spero di avere finalmente l’opportunità di vederli dal vivo, magari in Italia….
 (Riki Signorini)

I brani

1.       Putin On Da Hitz
2.       Lose Control
3.       Tell Me Why
4.       Let's Get Drunk
5.       Vodka N' Roll
6.       Negative Approach
7.       Speed Freak
8.       Put Your Middle Fingers Up
9.       Where Is My Borscht
10.    People Suck

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Dai Miei Polverosi Archivi: recensione RFC (anarchia sentimentale, 2/5, Kimera Records) e REMORSE (A Clown Smile, 3/5, Sanarecords)

Correva il 2004, ed I buon vecchio Riki (a quell tempo un po’ meno vecchio) recensiva due bands Italiche su Punkster…
Ecco a voi RFC e Remorse, esattamente come da recensione su Punkster numero 2

Gli RFC provengono da Caserta, sono giovanissimi, e, già dal nome scelto per il loro website (www.rfcskapunk.it) ci fanno capire che le loro preferenze musicali vanno dai Less Than Jake ai Persiana Jones, passando, aggiungo io, per Derozer e Pornoriviste. Niente di nuovo sotto il sole, dunque, ed anzi un dischetto decisamente vietato ai maggiori di 16 anni, pena il rigetto verso liriche decisamente adolescenziali e dalla metrica incerta, nonché una musica molto acerba con fiati non all’altezza. Peccato, perché “Una Mamma Punk” non sarebbe stato male, ma un pezzo su 13 mi sembra un po’ pochino….

Tutta altra aria (musicale) si respira invece nel nuovo CD dei Remorse, che segue di poco la ristampa del loro precedente “Balance Of Visions”. Purtroppo però stavolta i nostri non compiono il salto qualitativo-evolutivo che sarebbe stato lecito attendere, ed anzi fanno un passo indietro, pagando pegno ad una produzione non all’altezza. Brani molto tirati e sull’onda metal-core crossovereggiante, non particolarmente brillanti se si escludono la cover di “Got Time” degli Anthrax, che propongono in stile molto pesante (avete presente i Poison Idea?), e la conclusiva “Aisipain” che, cantata almeno in parte in Spagnolo, mi fa’ pensare che probabilmente i nostri renderebbero di più in Italiano.


(Riki Signorini)