Correva l’anno 1986, quello della esplosione
nucleare di Chernobyl, quando i Kina dettero alle stampe il loro secondo album
in studio, “Cercando” (terzo se consideriamo anche “Irreale Realtà”,
ristampa della prima demo, recensito QUA).
Un periodo difficile, una specie di crepuscolo
di quella che sarebbe poi stata ricordata come la “golden age” dell’Hardcore
Italiano, ma ancora nessuno se ne stava rendendo conto.
In quel contesto la band di Aosta pubblicò un
disco già molto diverso da quello che lo precedeva, “Irreale Realtà”, di
cui ci siamo già occupati QUA.
Un disco un po’ meno veloce e un po’ più
melodico, che Gianpiero Capra, il bassista, ci descrive così: - “Cercando” è uscito in un momento
particolare. Stava cambiando tutto. Quasi tutti i gruppi che avevano fatto
partire la scena italiana insieme a noi non c’erano più, era più facile suonare
all’estero che in Italia, i riferimenti degli inizi erano spariti. Abbiamo
iniziato a inventare non solo il nostro suono, abbiamo iniziato a pensare che
dovevamo essere “altro” ed ecco i pezzi di “Cercando” –
Ed in effetti questo LP consacrò i Kina come una
delle formazioni più originali, creative e (perché no?) innovative della scena
europea (e non solo).
Un disco che considero uno dei capolavori dei Kina,
che (ri)ascolto volentieri in attesa di vederli finalmente di nuovo dal vivo durante
il loro reunion tour.
Diversi pezzi estratti da questo disco sono
entrati a fare parte della scaletta della band Aostana, e non a caso.
Sicuramente “Sabbie Mobili”, con quell’inizio
inconfondibile ed un testo di quelli che ti toccano, è uno dei brani più belli
mai scritti dai Kina.
Ed infatti Gianpiero ci conferma che questo è
uno dei pezzi più richiesti durante i loro show: - “Sabbie mobili” è sempre stato il pezzo più richiesto. Pensa che
ce lo chiedevano i Negazione e CCM in tour nell’85 quando il disco non era
stato ancora registrato. È stato il nostro primo pezzo “orecchiabile”. -
Sul disco però c’è anche la sfuriata hardcore di
“Cercando”, così come quella strumentale di “R.R. Bar”, e ci sono
pure “Automi” e “Nel tunnel”.
E c’è anche “Stanotte visioni di morte”,
otto minuti disperati, a proposito dei quali Gianpiero ci dice: - È il
nostro pezzo più metal e più lungo di sempre. Dal vivo poi era quasi un pezzo
prog. Oggi non lo sapremmo mai rifare...–
Una nota finale per la copertina del disco,
una foto che ritrae un homeless infuriato. Ancora Gianpiero: - La foto è di Don Mcculloch, uno dei più
grandi fotografi del 900. Ha fatto foto pazzesche a situazioni orribili. Ha
saputo ritrarre l’orrore, la rabbia e il furore. Molti gruppi della scena hanno
avuto sue foto negli artworks. Ci sono alcuni documentari su di lui. Vale la pena
vederseli per conoscere una persona eccezionale. –
Ok, consiglio recepito. Ed ora corro a girare
il vinile per ripartire dal lato A…
(Riki Signorini)
I
brani
1.
R.R. Bar
2.
Il confine
3.
Automi
4.
Nel Tunnel
5.
(!?!)
6.
Sabbie mobili
7.
E intanto
8.
Cercando
9.
Stanotte...visioni di morte
I
contatti