Dopo avere recensito il CD qua,
ed avere avuto modo di intervistarlo in radio (qua),
è adesso la volta di una intervista tutta nostra a Giangiacomo De Stefano, una
delle voci dei Bolognesi Cosa Nostra. Dunque bando alle ciance e via all’intervista…
1. Ciao. Incominciamo con un po’ di storia: chi sono, e
cosa sono, i Cosa Nostra? Voglio dire, quali storie si celano dietro le vostre
maschere, e per quale motivo avete deciso di intraprendere proprio la strada
del tributo?
La parola tributo mi fa spavento.
Cosa Nostra è un progetto nato all'inizio degli anni 2000 da amici che
all'epoca si dividevano tra gruppi come Summer league e Sumo, più un paio di
altri che prima non avevano mai suonato in una band. Registrammo
“Nichilistaggio” dei Nabat per una compilation edita da Rumble Fish, poi, dopo
qualche concerto, decidemmo di smettere.
Cosa Nostra non la vedo come una
tribute band. E' piuttosto un dar nuova vita a pezzi storici di grandi band che
a noi sono sempre piaciuti e che ancora oggi hanno una carica impressionante.
Tra le altre cose abbiamo anche un paio di brani nostri.
2. So che non ami molto le reunion, ma sembra che questo
sia il trend del momento. Dai Poison Idea agli Indigesti, dai Dag Nasty ai
Negative Approach e via dicendo, cosa pensi di questo fenomeno? Possibile che
non ci sia nulla di valido nato dopo il 90?
Sicuro la musica estrema, per usare
una citazione che viene dalla politica, ha terminato la sua spinta propulsiva e
oggi molte persone tendono ad ascoltare più gruppi storici che le novità, le
quali va sottolineato, almeno come ricambio generazionale, non sono poche. Se
devo dirtela tutta, per certi versi molte cose sono anche migliorate. Penso ad
un evento come Venezia Hardcore che, in una situazione completamente
autogestita e all'interno di un centro sociale, è qualcosa di mai visto prima
in Italia dal punto di vista della partecipazione e della qualità
dell'iniziativa.
Mancano forse delle novità a
livello di suono e immagine, dato che un po' tutta la musica è ferma a generi
ormai vecchi. Se dovessi fare un confronto con la mia esperienza, potrei dirti
che a partire dai miei 14 anni ho avuto la fortuna di vedere e vivere in tempo
reale cose musicalmente inedite: il thrash metal quando uscivano dischi come
“Master of puppets”, “Reign in blood” e “Among the living”, l'esplosione di
generi come il crossover(parlo della seconda metà degli anni 80), del rap e poi
del rap italiano, la nascita del grind e del death metal, la rinascita
dell'hardcore italiano e l'arrivo dello straight edge come forza trainante
della scena e mille altre situazioni che quando sono venute fuori erano novità
assolute.
Sulle reunion? Boh, non mi fanno
impazzire, poi però vado a vederli i gruppi che si riformano. C'è da dire che
spesso queste bands, tranne alcune eccezioni, sono una specie di proiezione
pallida di ciò che erano nel passato. Nella musica rock e non solo l'hardcore
punk, conta anche la fisicità e una certa età chiaramente non aiuta.
Sono stato a Berlino qualche giorno
per ricaricare le pile prima di un mese infernale a livello lavorativo.
Come puoi immaginare a Berlino c'è
l'imbarazzo della scelta praticamente ogni sera. In quei giorni ho visto Youth
of Today e Dag Nasty grazie a Walter Schreifels (Gorilla
Biscuits/Quicksand/Youth of today) che mi ha fatto entrare nonostante fosse
sold out da tempo.
Devo dirti che gli YOT hanno tirato
giù il SO36. Il primo maggio invece non ho visto i tradizionali concerti
all'aperto che si svolgono davanti a Core tex, ma la sera sono tornato al SO36
per BURN e Terror. I BURN sono uno dei miei gruppi preferiti e i Terror
nonostante siano distanti attitudinalmente da quello che per me è l'hardcore,
sono dei maestri nel loro genere.
4. Con le tue precedenti band hai avuto modo di vedere
molti shows e locali. Di sicuro avrai un sacco di ricordi. Qualcuno da
condividere con i lettori?
Credo che tutti quelli che nel
passato hanno intrapreso un tour fuori dei grandi circuiti, possono raccontarti
tonnellate di storie divertenti. A me anche sono capitate stranezze: con gli
Ageing con i quali andai a Stoccarda per un festival, dopo una serie di
situazioni rocambolesche che sfiorarono la rissa con gli organizzatori, ci
trovammo alla fine nella condizione di non suonare e tornare a casa con il solo
rimborso. Altre situazioni, sempre all'estero, questa volta con i Summer League
durante un tour del 2004, nel quale ad un certo punto sul palco, durante un
concerto a Lipsia, fummo inondati da una cascata ininterrotta di acqua causata
da una tubatura rotta da uno dei presenti che, preso dalla foga, aveva
distrutto tutto ciò che trovava davanti a sé.
Un tour mette alla prova l'amicizia
e la tenuta di un gruppo. Aggiungo che avendone fatti decine all'estero, mi
sento di dire che tour di un certo tipo li puoi affrontare solo se sei giovane
e motivato. Se adesso mi dicessero di fare 15 giorni in giro su un furgone
declinerei l'invito. Non c'ho l'età!!
5. Se tu potessi tornare indietro nel tempo, a quale dei
gruppi in cui hai suonato vorresti dedicare qualche sforzo in più per cercare
di tenerlo in vita e proseguire quella avventura?
Sono molto drastico quando parlo di
musica. Bisogna capire quando è il momento di smettere. Forse avrei continuato
con i Summer League che musicalmente seguivano un percorso che mescolava hc old
school, melodia e suoni moderni. Devo dire però che va bene così. Purtroppo
quando si suona si tende a non capire che arriva sempre il momento di smettere.
Chiaramente ci sono mille eccezioni, ma pensa che bel ricordo avremmo dei
Metallica se si fossero fermati a “Master of puppets”. I Minor Threat ad
esempio, sono una leggenda e rimarranno tali perché si sono fermati in tempo.
Ci tengo a dire che tutti i gruppi
nei quali ho militato erano fortemente ancorati all'idea di indipendenza e di
essere underground. Ho sempre visto quello che facevo come un piacere e mai
come un possibile business.
La musica è stata una passione che
definirei pura che nel mio caso non è mai diventata routine. Provo pena per
quei gruppi che continuano a ripetere la loro formula fatta di concerti, sala
prove e magari pure qualche piccolo tour nella quale però la parabola non è più
ascendente, ma se va bene piatta e costante.
6. La gestazione di questo “Cani Sciolti” è stata lunga e
travagliata. Già qualche anno fa Steno dei Nabat mi parlava in termini
entusiastici di questo progetto, che all’epoca avrebbe voluto produrre lui.
Perché tempi così lunghi, e perché poi non è stato il cantante dei Nabat a
produrlo?
Nel 2013 ci eravamo riformati per
fare qualche concerto e produrre un lp composto da brani nostri e cover di band
anni 80, non solo i Nabat.
Poi per tante ragioni ci siamo
fermati e non abbiamo più realizzato quel disco che vedeva Steno come
principale produttore.
“Cani sciolti” è una cosa diversa.
Steno inizialmente e forse durante tutta la gestazione è stato sempre un po'
perplesso. Adesso credo che anche lui sia soddisfatto del risultato.
7. Dopo anni di assenza dai palchi, sembra tornato il
momento dei live shows. Così, dopo BOLOGNA BRUCIA- Live In Pompei (DOMENICA 8
MAGGIO) sarà la volta del Distruggi La Bassa Fest 2016, nella serata del 15
Luglio assieme ad Adolescents e Weirdos. Cosa dobbiamo aspettarci dal vostro
live set? Solo Nabat o cos’altro?
Assolutamente no. Suoneremo i pezzi
del disco, ma oltre a qualche brano nostro, anche pezzi di Indigesti, Negazione
e Nerorgasmo.
Voglio aggiungere per spiegare che
non siamo la cover band dei Nabat, che sulla compilation “Still pounding in”
uscita per Assurd, siamo presenti con “Nato per essere veloce” dei Crash Box.
8. Perché proprio i Nabat? Voglio dire, dal momento che
dal vivo omaggiate molti gruppi degli anni 80, perché un intero LP dedicato a
loro, e non magari un album con cover di vari gruppi?
I Nabat sono una band incredibile.
Non sono il mio gruppo preferito, ma quando suoni quei brani capisci quanto
sono trascinanti e li senti come tuoi. Forse per quello sono coverizzati da
tanti.
Credo che gli originali siano già
perfetti e nonostante le registrazioni, suonino ancora pesanti. Noi volevamo
però renderli attuali e tirare fuori alcuni elementi
che per noi erano inespressi e che suonati da un gruppo hardcore avrebbero reso ancora di più. Mi permetto di dire che gli stessi Nabat si sono rifatti alla nostra versione di “Nichilistaggio”.
che per noi erano inespressi e che suonati da un gruppo hardcore avrebbero reso ancora di più. Mi permetto di dire che gli stessi Nabat si sono rifatti alla nostra versione di “Nichilistaggio”.
9. E visto che avete scelto i Nabat, perché non avete
messo su “Asociale Oi”? Secondo me è il brano più Hardcore della band di Steno
(non a caso lo hanno coverizzato i Cripple Bastards) e ben si sarebbe prestato
alle vostre cure…
Perché l'hanno già fatta bene i
Cripple Bastards. Cosa avremmo aggiunto noi?
10. Nella tua playlist durante l’intervista a FERA hai
messo anche gli Isola Posse All Stars, una posse storica della scena Bolognese e non solo.
Perché questa scelta? Segui ancora il Rap?
In autunno sono andato al cinema a
vedere “Straight outta Compton”, il film sugli N.W.A. All'uscita dal cinema mi
sentivo esperto di hip hop solo perché Ice Cube, Dr. Dre e co. al tempo degli
N.W.A., li ho ascoltati tantissimo. Il problema è che tranne qualche eccezione
tipo i classici Beastie Boys, Common, Assalti frontali, Everlast e pochi altri,
non so molto del rap degli ultimi 25 anni. L'altro giorno raccontavo ad uno
storico esponente del rap italiano, Lugi, che nei primissimi anni novanta ho
avuto modo di vedere un bel po' di concerti hip hop, su tutti i 3dBASS. Poi
forse per una distanza attitudinale mi sono allontanato dal genere.
Al tempo del disco dei Cosa nostra
che voleva produrre Steno, ragionavamo anche su una rivisitazione hardcore di
“Stop al panico” di Isola Posse.
Un brano che nel 1991 ho consumato.
L'Isola nel Kantiere è un pezzo della mia formazione. Sono alcuni dei miei
cattivi maestri.
11. Giangiacomo, tu oltre che di musica ti occupi anche di
video. Perché non ci parli un po’ anche di questa attività?
Ho una casa di produzione che si
chiama Sonne film. E' l'attività che oltre al mio essere padre, prende la quasi
totalità delle mie forze e del mio impegno. E' una società nata per realizzare
i miei documentari e nel tempo, dopo aver prodotto non solo documentari ma
anche serie per la televisione, mi vede sia come autore di miei progetti, ma
anche e soprattutto produttore di film di altri registi .
Nonostante le difficoltà, posso
dire di fare ciò che mi piace nella vita. Tra poco ad esempio andrà in onda su
SKY una serie di quattro episodi sulla musica
indipendente in Italia.
indipendente in Italia.
12. Inoltre, so che stai lavorando ad un libro
sull’hardcore. Puoi anticiparci qualcosa?
Sto lavorando ad un libro con
Andrea Ferraris, al tempo chitarrista dei Burning Defeat, uno dei migliori
gruppi hardcore italiani. Non ti anticipo nulla perché su tre capitoli
previsti, siamo solo all'inizio del secondo. Troppo presto per dare
anticipazioni.
Grazie mille Giangiacomo e a presto, sopra o sotto un palco