RECENSIONE THE GASLIGHT ANTHEM “AMERICAN SLANG” (LP, 2010, SIDEONEDUMMY)

Non avrei mai pensato, quando un anno fa andai a vedere un grandioso concerto dei miei paladini SOCIAL DISTORTION, di trovarmi di fronte ad un altro grande live act, ovvero questi (quasi) punk rockers del New Jersey che aprivano le date del tour europeo dei SOCIAL D. appunto. Io non li conoscevo proprio, ma allora avevano già alle spalle ben 2 LP e qualche singolo. Gran bella sorpresa (riconfermata poi dalla recentissima data di Brescia)!

Dopo quella memorabile serata non perdetti tempo a rintracciare notizie ed informazioni sulla band, scoprendo che tra l’altro erano paladini di un sempre in forma BRUCE SPRINGSTEEN che leggenda vuole fosse stato lui in persona a portarli alla ribalta (notizia tutta da verificare). Ma tant’è che su Youtube girano video di Springsteen e i Nostri che condividono lo stesso palco.

Certo con questa premessa i più storceranno sicuramente il naso e la tentazione di andare oltre sarà istantanea.. Ma a mio giudizio, il vecchio Bruce (personaggio che ho comunque sempre apprezzato se non altro per quel capolavoro inarrivabile dal titolo di “Nebraska”) l’ha vista giusta a questo giro! Così appena uscito questo loro nuovo LP, ne ho approfittato per rifarmi anche sui lavori passati.

La musica che i Gaslight propongono è al 100% americana, ed è un equilibrata miscela di rock e punk melodico; molto affini alle sonorità dei Social D., ma con una venatura pop un po’ più accentuata. Visivamente non sono il massimo, nel senso che la loro iconografia e la loro immagine sono un po’ troppo “Warped-tour style” (a partire dal loro orribile logo del teschio con le ossa), e rischiano di confondersi con la miriade di banducole di punk ruffiano e plastificato che girano nei vari festival delle marche di vestiti che tutti poi conoscete. Ma la sostanza fortunatamente è ben diversa!

Rispetto ai 2 album che l’hanno preceduto, qui la registrazione e la produzione sono molto più curati, anche se questo da’ al disco una venatura un po’ mainstream (la sensazione è che li si stia spingendo per il “grande botto”). Lo si potrebbe definire il classico album della maturità, senonché in ambito punk rock questa etichetta è più una bestemmia che una lode. Infatti tanti detrattori dei primi lavori della band hanno storto un pochino il naso di fronte a questo nuovo lavoro, preferendogli il precedente “The 59 Sound”. Non per me. Le smussature agli spigoli rispetto ai precedenti lavori e la maggiore cura dei dettagli hanno a mio giudizio creato il loro lavoro più godibile. Un disco che corre via dalla prima all’ultima traccia senza mai cadute di tono. Le melodie sono molto belle, giusto un pochino ruffiane nel brano che da’ il titolo al disco, ma andando oltre a questo, più sincere in tutto il resto dell’album.


Io do’ un 5 stelle convinto a questo lavoro! Avercene!!!


…copertina apribile, vinile nero (ma esistono tirature limitate in vinile colorato), e printed inner sleeve (se non sapete cosa sia studiatevela un pochino su ebay).


Gianni Bandini (gianni@ngi.it)


I brani:


1) American Slang

2) Stay Lucky

3) Bring It On

4) The Diamond Church Street Choir

5) The Queen of Lower Chelsea

6) Orphans

7) Boxer

8) Old Haunts

9) The Spirit of Jazz

10) We Did It When We Were Young

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