Intervista agli INDIGESTI (grazie a Steve per le foto ed il video!!)

Ho avuto modo di conoscere Rudy, il cantante degli Indigesti, nel lontano 1983, pochissimi mesi dopo la loro formazione, in quel di Biella.

Ero da quelle parti, e lo incontrai in galleria, dove mi consegnò il demo tape, e la loro fanzine fotocopiata su una carta acetata puzzolentissima, di quella che usciva dalle fotocopiatrici delle macchinette fotografiche, roba che molti di voi non avranno nemmeno mai visto.

Da allora, in quei fantastici anni 80, quando l’Italia era conosciuta nel mondo per il suo Hardcore, di cui gli Indigesti erano gli alfieri, ho avuto modo di vederli suonare tre volte (qui godetevi “Mai” e “Mass Media” al Victor Charlie di Pisa nell’85: http://www.youtube.com/watch?v=W3bwP7MuwDY ; nel pit ci sono anche io!!!!).

Purtroppo per 25 anni ho rimpianto di essermi perso il loro ultimo concerto Italiano, al Casalone di Bologna, quel 20 Giugno 1987 che precedeva di un giorno la trasferta del mio Pisa a Cremona, e di due giorni il mio esame di analisi II ad Ingegneria.

Quella volta detti la precedenza al Pisa (che peraltro vincendo a Cremona riconquistò la serie A), e, complice la cronica mancanza di pecunia tipica degli studenti, saltai quel concerto con Indigesti, CCM e Negazione. Un concerto che segnò uno spartiacque tra il prima e il dopo, al termine del quale (ma allora non ce ne rendevamo conto) nulla fu più come prima.

Per questo, quando a 25 anni e tre figli di distanza da quell’evento, Rudy mi ha fatto sapere che avrebbe suonato di nuovo a Bologna, ho chiamato Steve Kanti a rapporto (lui al Casalone ci andò, invece…) e in un nanosecondo abbiamo deciso di salutare mogli e figli e partire senza alcuna ombra di dubbio.

E gli Indigesti hanno ripagato il nostro entusiasmo con una performance memorabile.

Oltre un’ora di hardcore velocissimo e stacchi furiosi, accompagnati da un pogo selvaggio e stage diving spettacolosi da parte di un pubblico entusiasta, fatto di giovanissimi meravigliosamente mescolati a noi più anziani (tra il pubblico, tra gli altri, anche Steno e Dumbo aka Speaker Dee Mo….).

E prima del concerto, io e il buon Steve ci siamo intrattenuti con i 4 Indigesti per una breve chiacchierata che cerco di condividere con voi.

Partendo con le presentazioni della attuale line up, fatta da Rudy Medea alla voce, Enrico Giordano alla chitarra, Mattia Ferrari al basso e Massimo Corradino alla batteria che da subito ci annuncia di non voler partecipare alla intervista per non sovraccaricarci di minchiate (promessa che poi non manterrà, facendoci fare delle gran risate...)

Riki: “Partiamo dal Casalone, 25 anni fa…”

Rudy: “quella fu l’unica volta che gli Indigesti suonarono a Bologna, e coincise anche con il nostro ultimo concerto Italiano. Dopo quella data facemmo un tour Europeo, che si concluse a Lucerna”

Riki: “da quel giorno sono passati 25 anni, in un matrimonio saremmo già alle nozze di argento. Cosa vi ha fatto decidere di rimettervi in gioco così prepotentemente, dopo l’intermezzo ‘In Disparte’ del 2002?”

Rudy: “l’abum ‘In Disparte’, in realtà, era più un progetto mio, che lo avevo realizzato insieme ad altri ragazzi. C’era Mungo, ed Enrico aveva fatto delle parti di chitarra, però adesso, con questo tour, gli Indigesti tornano sulla strada con la formazione praticamente originale.”

Riki: “Oggi qua a Bologna abbiamo gli indigesti, ma in giro vediamo tornare gente tipo Basta, Nabat, Erode, Klaxon, Peggio Punx e svariate altre vecchie glorie. Come mai questo prepotente ritorno sulla ribalta di bands che hanno fatto la storia?”

Enrico: “a me fa molto piacere che ci sia questa specie di ritorno alle origini, perché secondo me questa musica non è finita, e anzi può dare ancora molte cose. L’ambiente è ancora molto bello e vivace; forse non è più la stessa cosa di 20 anni fa’, ma è ancora molto divertente. A me fa solo piacere vedere che dei vecchi gruppi si riformano, ed al tempo stesso vederne di nuovi che continuano a nascere. Io amo questa musica, non sopporto Lady Gaga e c,; per questo mi piace questa scena così viva, indipendente e vera. Secondo me c’è ancora un grandissimo interesse per l’Hardcore, dopo tutti questi anni di musica tecnica e fredda.”

Steve: “ma vi rendete conto di come la scena HC Italiana degli anni 80 sia stata qualcosa di incredibile, che tutti noi forse abbiamo vissuto come se fosse normale, senza renderci conto appieno di vivere un periodo forse irripetibile?”

Enrico: “verissimo. Io posso aggiungere che sulla base di queste reunion di gruppi per così dire ‘storici’, mi auguro che gente con voglia di suonare e di sbattersi decida di formare una band, e anche con pochi mezzi provare a ripetere quella storia, suonando una musica che per me è il massimo”

Rudy: “io per tanti anni sono stato titubante sul ritornare in pista. Poi però la gente ci vedeva in giro, e ci diceva ‘perché non tornate a suonare?’. Considera che noi oltre ad avere suonato insieme per un bel po’, siamo anche amici che in tutti questi anni hanno continuato a frequentarsi. Usciamo a cena, facciamo i capodanno insieme e così via, per cui non sono mancate in questi anni le occasioni per parlare di questa reunion, che comunque non abbiamo affrontato a cuor leggero…”

Enrico: “a dire il vero gli ho rotto le palle per più di dieci anni, e alla fine ce l’ho fatta a convincerlo… Nemmeno fosse stata una bella donna. Dieci anni per convincere Rudy!!!!! Ma in giro ci sono un sacco di gruppi che si ispirano ancora agli Indigesti, per cui mi sembrava naturale provare a tornare sui palchi.”

Riki: “considera che io sono uno di quelli che dopo trent’anni continuo ad usare gli Indigesti come termine di paragone…”

Enrico: “rimettere in moto il gruppo non è stato comunque semplice. Come sai, purtroppo per motivi anche extra musicali i nostri due primi bassisti, Roberto Vernetti e Silvio Bernelli, al momento non sono della partita, ma per noi hanno significato molto. Come ha significato molto per noi Massimo Ferrusi, il nostro batterista per il tour USA. In compenso, abbiamo recuperato il nostro batterista storico, Massimo Corradino, con noi sullo split con i Wretched; ed a noi tre, membri fondatori degli Indigesti, si è aggiunto un bassista giovane, Mattia Ferrari, che ha portato una ventata di freschezza all’interno del gruppo. Tra l’altro lui è anche un fonico, per cui ci aiuta molto dal punto di vista del suono. Avevamo proprio bisogno di un personaggio così. Quanto al non avere preso a cuor leggero questa reunion, considera che dietro al concerto di stasera, o a quello del Lo Fi di Milano quindici giorni fa’, c’è un anno di prove, durante le quali abbiamo provato con dieci sottozero o quaranta gradi e 100% di umidità , perché credevamo e crediamo molto in questa cosa. Per questo a chi ci chiede cosa avete da dire oggi voi Indigesti, possiamo rispondere che noi vogliamo riprendere da dove avevamo lasciato, perché quel messaggio è ancora attualissimo. Cantare oggi “Mass Media (Potere Negativo)”, “No al sistema”, “Nessuna Ragione”, continua ad essere più che mai attuale. Ovviamente stiamo anche pensando a fare qualcosa di nuovo, perché il gruppo è vivo. Ma era giusto anche per rispetto dei nostri amici, come a me piace chiamare i nostri fans, riproporre anche questi pezzi storici. E noi ce la stiamo mettendo tutta per non deludere i nostri amici, anche alla soglia dei cinquant’anni”

Riki: “e tu Mattia, che hai trent’anni, come ti trovi in mezzo a questi signori un po’ attempati?”

Mattia: “alla grande!!! Sono meravigliosi, e mi diverto tantissimo a suonare con loro”

Rudy: “pensa che io a trent’anni avevo già smesso di suonare con gli Indigesti….”

Riki: “a proposito dei vecchi tempi, sai che è incredibile, venendo qua in auto io e Steve abbiamo rispolverato il demo, e ci siamo ritrovati a cantarlo pezzo dopo pezzo, ricordandolo a memoria. Sai, devo averlo ascoltato almeno un migliaio di volte….”

Massimo: “questo è un onore, sapere che ci sono dei ragazzi (grazie del “ragazzi”, NdRiki) che conoscono a memoria i nostri pezzi. Ed è uno dei motivi per cui sono forse più emozionato stasera che venti anni fa’. Venti anni fa’ ero un incosciente, adesso meno”

Enrico: “a me piace da morire questa storia, di potere incontrare ai nostri concerti vecchi amici e nuovi amici. C’è una atmosfera di festa che mi piace davvero molto.”.

Rudy: “una cosa veramente bella è che a Milano abbiamo trovato sia amici dei vecchi tempi, sia figli dei nostri amici di allora che sono passati a salutarci ed a mandarci i saluti dei loro genitori. Pazzesco!!!”

Riki: “pensa che con noi avrebbe dovuto esserci anche Antonio, il vecchio bassista dei CCM, con suo figlio….”

Rudy: “davvero? Dai, salutami Antonio, e poi magari ci rivediamo a Pisa se riusciamo ad organizzare una data (ed ora la data c’è: 2 Febbraio al Newroz. NdRiki)”

Enrico: “ci vorrebbe di suonare al Victor Charlie….”

Steve: “Ne parlavamo in auto. Ricordate il palco altissimo del Victor Charlie? Al Syd (cantante dei CCM, NdRiki) piaceva da morire, perché diceva che era una altezza ottima per fare stage diving da paura”

Rudy: “io invece lo odiavo quel palco. Troppo alto. I ragazzi sotto il palco vedevano le nostre scarpe davanti agli occhi…”

Steve: “per il Syd era l’altezza giusta per fare stage diving da paura. In pratica era un trampolino olimpionico...”

Riki: "tornando a voi. Le etichette Vacation House e Soul Craft continuano ad esistere, o sono ormai un capitolo chiuso?

Rudy:"no no, continuano ad esistere. Ora più o meno su VHR pubblico gruppi stranieri, mentre SCR è dedicata a quelli Italiani"

Riki: "produrrai anche gli Indigesti?"

Rudy: "solo se non troviamo una etichetta capace di produrre stampare e distribuire bene l'eventuale nuovo disco; altrimenti ci penseremo noi da soli, magari legandoci ad una distribuzione importante. Ora come ora mi piacerebbe lavorare magari con una etichetta estera, ma vediamo"

Riki: “tornando ad oggi. Gli indigesti da oltre 20 anni sono considerati un caposaldo della musica Hardcore, stimatissimi ovunque. Ora che siete di nuovo on the road, qualcuno vi ha cercato dall’estero, ed in particolare dagli USA?”

Rudy: “per ora no, perché stiamo lavorando molto attraverso Facebook, e purtroppo non è che abbiamo poi molti contatti con gli States da quella via. Adesso sto cominciando a promuovere il ritorno degli Indigesti anche con la mailing list dell’etichetta, e magari, visto che si tratta di una lista molto più ampia, qualcosa comincerà a muoversi anche fuori Italia.”

Riki: “raccontateci un po’ del vostro tour negli USA di 25 anni fa…”

Rudy: “fu una cosa stranissima, molto difficile….”

Massimo: “io non c’ero, per cui se le cose non andarono bene non è certo colpa mia….”

Rudy: “certo, adesso è tutto chiaro… A parte gli scherzi, si faceva tutto alla buona, in modo totalmente Do It Yourself. Non avevamo un tour manager che ci consigliasse come comportarci, o di avere una backline che ci servisse per gestire le emergenze. Molte date venivano organizzate due giorni prima, perché magari ne saltava una e si doveva trovare un rimpiazzo al volo…. Si viaggiava per ore, si dormiva a casa di amici, i concerti un giorno erano in un posto bellissimo, il giorno dopo in un cantiere dove giravano i camion e le betoniere. Una volta abbiamo suonato in un fast food, un’altra volta abbiamo suonato ad un party in casa di un tipo, però poi abbiamo suonato anche al Metro con i Seven Seconds, o a Los Angeles con gli Uniform Choice… Si alternava veramente molto. Era molto ruspante, senza management. A quel tempo erano davvero pochi i gruppi capaci di muoversi in modo professionale, con un management e cose del genere”

Riki: “rimpianti per avere suonato negli anni 80, e non oggi, quando tutto è oggettivamente più facile, ed i gruppi possono registrare e farsi conoscere ovunque molto più facilmente?”

Rudy: “rimpianti forse no. Magari, guardando indietro, avrei voluto curare un po’ di più l’aspetto professionale in quel periodo là. Sempre con la stessa passione, ma curando di più gli aspetti tecnici. Ma quelli erano proprio tempi che non te lo permettevano. Mi ricordo proprio che anche quando parlavamo con gli ‘addetti ai lavori’ in USA, dicevano che anche i gruppi Americani ‘professionisti’ si contavano sulle dita di una mano. C’erano i Dead Kennedys, i Black Flag, gli Husker Du ed un paio di altri gruppi Hardcore. Tutti gli altri, anche negli States, a quel tempo erano ruspanti come noi. I concerti si organizzavano per passaparola, ed avevamo i telefoni a disco, altro che Internet….”

Riki: “però è stata senza dubbio una gran bella epoca…”

Tutti: “senza dubbio!!!!”

In bocca al lupo ragazzi, di cuore!!!!!


PS: questo sito iniziò con una recensione dei Kina, ed è per me molto importante e bello che la prima intervista sia stata quella degli Indigesti, il gruppo che più ho amato assieme ai Kina appunto.....     Nonostante crolli di amplificatori, corde rotte e grovigli di carne sul palco........



E per finire, un VIDEO, DEDICATO a chi era li in mezzo e a chi ha partecipato con MASSIMO ENTUSIASMO!

extreme rock'n'roll!!!!.

RECENSIONE HOAX “S/T (II EP)” (7” EP, 2012, YOUTH ATTACK 074)

Certo il gemellaggio Hoax-Youth Attack non poteva essere più indovinato! Prima della musica in questo lavoro mi colpisce la grafica, con copertina sagomata che si apre a croce, stampata su entrambi i lati. Notevole!


Poi però anche la musica fa la sua parte, e mi conferma come gli Hoax siano ad oggi tra le realtà più credibili che la musica estrema abbia da offrire. Non solo hc, ma anche metal, rumore, lentezza, ferocia. Un bel disco!

Vinile nero.

Gianni Bandini (gianni@ngi.it)

I brani:

1) Down
2) Suicide Pact
3) Sleep
4) Skills Or death


I contatti:

http://dylangoettlich.net/hoax
http://www.ihateyouthattack.com

RECENSIONE YUPPICIDE “AMERICAN OBLIVION” (12” MINILP, 2012, CUPCAKE 015)

Una brutta copertina per un bel disco. A 17 anni dal loro ultimo lavoro, anche questi eroi minori della scena hc newyorchese han ben pensato di allietarci nuovamente con la loro miscela di NYHC e psychobilly. A cui però a questo giro aggiungono anche una buona dose di Oi! americano di scuola Headache (Records). Infatti i brani “Dead Inside” e “There’s A Line” vantano forti influenze da bands come Wretched Ones, Lime Cell, Niblick Henbane. Ma poi le altre canzoni sono Yuppicide-sound però con una vena punk più accentuata che nel passato, questo a scapito dell’impatto hc.
I brani sono tutti piacevoli, la copertina più brutta del solito.
Esiste solo la stampa europea (tedesca) di questo disco.
Vinile arancione, inserto coi testi.
       
      Gianni Bandini (gianni@ngi.it)

I brani:
      1) Dead Inside
      2) Too Late
      3) There’s A Line
      4) American Oblivion
      5) Flies On…
      6) Not With You
I CONTATTI:

RECENSIONE AUTISTIC YOUTH “IDLE MINDS” (12” LP, 2010, BLACK WATER/ DIRTNAP ZZZ101)

Giunti al II LP (il I non l’ho sentito) questo combo di Portland è in assoluto quello che ha la matrice più propriamente hardcore tra tutte le band di quella scena (Defect Defect, Clorox Girls, Artict Flowers ecc..). Anche se una certa matrice musicale comune alle altre bands della scena è palese.
Pescano a piene mani dall’hc melodico degli anni ’80 (quindi NULLA a che vedere con la compagine californiana della Fat Wreck), e direi più sul versante canadese che quello americano (Doughboys e SNFU). Ma altresì Articles Of Faith e Social Unrest. Non si tratta però di plagi, ma di influenze, infatti il loro suono è molto personale e non scontato. L’unico appunto lo farei alla registrazione della voce (molto bella), secondo me un po’ troppo tenuta nell’imbuto…
L’Lp in questione è bello. Dall’inizio alla fine, un susseguirsi di brani briosi, melodici, carichi, col giusto apporto di cori mai invadenti, e ritornelli azzeccatissimi. Bella anche la copertina, finalmente un insieme riuscito in tutte le sue parti!
Disco HARDCORE melodico the way it should be!
Vinile nero, e lyric sheet.

Gianni Bandini (gianni@ngi.it)

I brani:

1) Soldiers
2) Disciple
3) Blank
4) I Don't Believe
5) Can't Turn Back
6) Who's At Fault
7) Idle Minds
8) Filled My Head
9) Deadbeat
10) Find Me Here
11) No Sleep
12) Among Ruins

I CONTATTI


RECENSIONE SENZA FRONTIERE “NON C'È FUTURO SENZA MEMORIA” (CD, 2011, AUTOPRODUZIONE, VOTO 3/5)

Ancora un disco di quelli che mi hanno costretto ad un certo sforzo prima di decidermi a scriverne la recensione. Al primissimo ascolto, infatti, mi è sembrato di trovarmi di fronte a (cito me stesso) “un gran bel dischetto di street punk oi vecchio stile, quello dei tempi in cui punk faceva rima con semplicità”. Tant’è vero che per un po’ questo CD ha fatto coppia fissa col mio lettore in auto; poi però, ascolta che ti riascolta, questa idea iniziale di gran bel dischetto è un po’ decaduta, ed alla fine la semplicità che lodavo in partenza si è pian piano trasformata da essere un pro ad essere un contro, perché un po’ rischia di stancare. Encomiabile comunque l’attitudine antifascista militante, che si estrinseca bene negli undici brani, tutti in Italiano, tra i quali segnalo la title track e la cover in chiave punk di “Skinhead” dei Godfather of Ska di Laurel Aitken.
(Riki Signorini)


I BRANI


01 - Intro
02 - Lotta Di Classe
03 - Non C'e' Futuro Senza Memoria
04 - Skinhead (Lauren Aitken Cover)
05 - Liberi Tutti
06 - Venduto
07 - Oggi Come Ieri
08 - Bolzaneto
09 - Le Vostre Star
10 - Ci Facciamo I Km
11 - Senza Frontiere


I CONTATTI


www.myspace.com/senzafrontiere
www.facebook.com/pages/Senza-Frontiere-Oi/158782370823247


RECENSIONE INTEGRITY “HARDER THEY FALL” (EP 7” (FLEXY DISC), 2011, ORGANIZED CRIME 040-7)


Per la serie stronzi si nasce, e crescendo si peggiora, ecco un’altra imperdibile chicca fottutamente limitata a 150 copie!!!!!!!!
Si tratta della ristampa del loro demo del 1989, che presenta 3 brani poi regolarmente confluiti nel I ep “In Contrast Of Sin”. Però trattandosi di versioni demo, siamo di fronte a brani ben più grezzi, e per certi versi più cattivi. Qui c’è tutto l’embrione dei capolavori a venire, e si completa col 7” recentemente uscito “March Of The Damned” che invece è la ristampa della cassetta “Grace Of The Unholy” del 1990. Fortunatamente manca ancora qualche cassetta dell’epoca all’appello delle ristampe. Sono comunque fiducioso.
Curioso il formato scelto per questa ristampa: un flexy disc. Che in soldoni significa minor qualità del supporto come suono e come resistenza nel tempo; e perciò andrebbe suonato poco col giradischi.
I flexy sono usciti per un totale di 150 copie numerate, e divise in 3 colorazioni: blu; rosso o trasparente. Non conosco il numero di copie per colorazione, ma si dovrebbero circa equivalere (la mia è trasparente). Come copertina, un cartonato che riproduce la cover del demo originale, con stampa solo sul fronte e niente sul retro. Unico allegato, il coupon per il download del disco che nella mia copia però è andato perso.

Gianni Bandini (gianni@ngi.it) 

I BRANI:
        1) Live It Down
        2) Dead Wrong
        3) Bringing It Back

I CONTATTI:
http://www.organizedcrimerecords.com 

RECENSIONE BANDA BASSOTTI “SIAMO GUERRIGLIA” (RUDE RECORDS, 2012, CD, VOTO 3/5)


Torna, dopo 4 anni dall’ultimo lavoro in studio (“Viento, lucha y sol”) e due dal live “Check Point Kreuzberg”, la Romanissima Banda Bassotti, in giro per il mondo dal lontano 1987. Ancora una volta Combat punk rock ska di stile guerrigliero, per una formazione che disco dopo disco si fa’ più raffinata ed internazionale, come si capisce già scorrendo la lista dei titoli e delle collaborazioni. Anche se, mi duole dirlo, stavolta qualcosa suona di stanco e già sentito, a partire dalla opening track “Manè”. Il focus si sposta infatti sempre più sui contenuti, e sui testi sempre impegnati e inappuntabili, un po’ a discapito della freschezza e della immediatezza. Ma anche se non ci troviamo di fronte al miglior lavoro della band, ci sono comunque delle chicche che definire ben riuscite è dire poco. Tra tutte segnalo la cover di “El leon Santillana”, brano di una band che amo da sempre, gli Argentini Los Fabulosos Cadillacs, impreziosita dalla presenza al basso di Flavio Cianciarulo che fa parte proprio di quel gruppo. Ma da segnalare è anche una bellissima cover di “Mio Fratello è Figlio Unico” di Rino Gaetano che vede la partecipazione di Alessandro Mannarino, così come la carichissima “Ellos dicen mierda y nosotros amen” con Evaristo dei La Polla Records e Tetsutya dei Giapponesi Blue Hearts e la reggaeggiante “Rum & polvere da sparo” in cui la sezione fiati, sempre più imponente e maestosa, si mostra in gran spolvero. Un disco per los que non quieren callarse (quelli che non vogliono starsene zitti).
Riki Signorini
I BRANI:
01. Manè
02. Ellos dicen mierda y nosotros amen (feat. Evaristo & Testsuya Kajiwara)
03. Rum & polvere da sparo
04. El leon Santillan (feat. Flavio Cianciarulo)
05. Siamo guerriglia
06. Gasolina essence
07. Zuhaitz askeak
08. Jail book
09. La banda del cimitero
10. Contenti voi…
11. El canon de las hermosas
12. Mio fratello è figlio unico (feat. Mannarino)

I CONTATTI

RECENSIONE NO FOR AN ANSWER “IT MAKES ME SICK” (7” EP, 2011, TKO 184)

Evvai di reunion!! Continuiamo a farci del male.

Nel 1993 i NFAA approcciarono il loro unico tour europeo a ben 4 anni dalla pubblicazione del loro unico LP “A Thought Crusade”. Già in quell’occasione si parlò di ragioni opportunistiche per quella strana tournee, dove per opportunistiche si legga economiche. E con una mossa tanto geniale quanto spiazzante, i NFAA girarono l’Europa con l’incisione “Money for an answer” sulla grancassa della batteria!!! Questo solo per far capire la caratura di un personaggio come Dan O Mahoney, una mente “superiore” del giro storico straight edge! Per la cronaca, il concerto a cui assistetti all’epoca fu stellare! Da brividi!!
Ora questo nuovo EP, ad appena 22 anni dal loro ultimo disco… Chi va piano…
Non sto a profondermi in filologie potenzialmente interminabili sulla storia della band e delle sue innumerevoli (spesso pregevoli) derivazioni. Qui si parla di mostri sacri; ogni membro della band lo è!
I brani qui presenti non sono nuove creature, bensì tracce originali dell’epoca (parliamo del 1988/89) ma mai incise prima.
Mi lasciano un po’ l’amaro in bocca, perché non spiccano particolarmente per bellezza. A pensar male, mi sorge la considerazione che se questi brani erano originariamente rimasti nel classico cassetto, una ragione deve ben esserci… La band c’è, per carità, le canzoni sono quelle che ti aspetti, la voce di Dan è rimasta piacevolmente immutata, però non ti rimangono in testa.
Certo che se questa uscita discografica fosse la scusa per una nuova tournee, non potrei esserne più contento!
In chiusura, è d’obbligo una segnalazione riguardo l’etichetta del lato B del disco: c’è rappresentato l’omone simbolo della band, che nell’LP dell’89 campeggiava in posa plastica superomista, e qui invece è rappresentato in piedi sostenuto ad un deambulatore per anziani!!! Sempre grande Dan!
Il sito della TKO riporta che sono state stampate appena 500 copie dell’ep. Non so se crederci. Vinile nero, testi stampati all’interno della copertina.

Gianni Bandini (gianni@ngi.it)


I BRANI:


1) Man Against Man
2) It Makes Me Sick
3) In The Beginning

I CONTATTI:


http://www.tkorecords.com/
http://www.myspace.com/nfaaxxx

RECENSIONE HOPE DEFEATED “2010 DEMO” (EP 7”, 2011, ENDLESS QUEST 03)

Curiosa etichetta anche la Endless Quest, che in 5 anni di vita ha fatto uscire appena 3 dischi, di cui uno è la versione in vinile di un gruppo trip hop, i 27, che pubblicò la versione CD per la Relapse… Ma tant’è che il mondo è bello perché vario…

Hope Defeated sono canadesi, e pescano a piene mani dal repertorio hardcore dei primi anni ’90: Guilt; Snapcase; 1134…. Un salto temporale di almeno 15 anni!
I brani sono belli (“Kill The Guilt” su tutti), il disco è ben prodotto. Se vi piacciono le sonorità di riferimento, l’acquisto è altamente consigliato!
Vinile nero, o rosso nell’edizione limitata” blog nerd pressing” con cover differente (un’inutile riproposizione di quella del I ep dei Chain Of Strength), e testi stampati all’interno della copertina.

Gianni Bandini (gianni@ngi.it)

I BRANI:

1) One In The Shame
2) Fail Safe
3) The Mark
4) Kill The Guilt

I CONTATTI:

http://www.endlessquestrecords.com
http://www.hopedefeated.bandcamp.comp

RAW POWER AL CBGB'S, AGOSTO 2005

Probabilmente oggi non importerà più un cazzo a nessuno di questo report che scrissi insieme a Mauro dei Raw Power al rientro di uno show che la band Emiliana fece per sostenere il mitico CBGB's di New York.
Oggi quel locale nonostante gli sforzi fatti non esiste più, e sono passati altri sette anni. 
Però mi dispiaceva che questa testimonianza non fosse mai stata pubblicata dalle riviste per cui scrivevo al tempo, ed allora voglio levarmi lo sfizio di pubblicarla oggi, indipendentemente dalle logiche commerciali delle riviste.
RAW POWER!!!!!!!

Dal 1973 a New York, al numero 315 di Bowery Street, ha sede un locale dal nome pressoché impronunciabile, il CBGB & OMFUG. Per oltre 30 anni questo club ha rappresentato uno spazio unico, a New York, per la creatività artistica e musicale cittadina e non solo, ospitando i concerti di un po’ tutti i i grandi del rock e dintorni (Ramones, Blondie, B52s, Talking Heads, e Police per citarne alcuni). Oggi i proprietari dell’edificio che da sempre ospita il club non intendono rinnovare il contratto di affitto, portando di fatto alla sua chiusura. Nell’ambito di una campagna di sensibilizzazione chiamata “Save CBGB”, dall’Italia sono stati invitati a suonare i nostri Raw Poower, autentico mito Hardcore negli States. Quello che segue è il racconto fatto da Mauro Codeluppi di questa singolare esperienza.

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Il 13 Agosto siamo partiti da Bologna alle 6.45, destinazione finale New York con tappa a Bruxelles. Una volta arrivati, dopo aver passato abbastanza facilmente la dogana che dopo l’11 Settembre è diventata quasi impossibile, riusciamo ad uscire dal JFk per trovarci sotto un sole e un caldo insopportabile. Non ci resta che fermare un taxi e saltare su, destinazione Hotel 31 sulla trentunesima strada. Se all’aeroporto l’afa era da paura qui in midtown è insopportabile, perciò non ci resta che fiondarci in hotel e beccarci la nostra prima razione di aria condizionata a palla. Qui chiaramente è il contrario dell’esterno: temperatura polare. 


Il CBGB ha prenotato 3 camere, 2 doppie e una singola; chiaramente il più vecchio (io) si prende la singola. Pochi minuti per rinfrescarsi e si parte alla scoperta del vicinato, spedizione che si ferma a poche centinaia di metri, nel primo pub (o tavern) che incontriamo. Come sempre una birra tira l’altra e usciamo dal locale tre ore più tardi. A questo punto per smaltire quello che è l’inizio di una bella sbornia non ci resta che continuare la nostra esplorazione, ma evidentemente oggi non è giornata e dopo poche centinaia di metri la tentazione di farci un'altra birra è troppa. Verso le otto riusciamo ad arrivare al CBGB dove questa sera si esibiscono alcuni gruppi del VANS Warped tour. Dopo aver salutato un po’ di vecchi amici c’è giusto il tempo di fermarci al CBGB Gallery per un paio di birre ed iniziare la camminata di rientro, non prima però di esserci fermati per un fetta di buonissima pizza Newyorkese. Raggiungiamo il 31 a pezzi e come dei bravi bambini ci fiondiamo a letto presto. La mattina della domenica dopo una colazione a base di uova, pancetta, prosciutto, pankcakes e porcherie varie, il tutto innaffiato da una broda nera che qui chiamano coffee, entriamo in metropolitana, destinazione Coney Island. Visita al parco divertimenti, che ha visto tempi migliori (almeno 30 anni fa), camminata lungo la passeggiata interminabile del lungo mare, e poi inizia nel quartiere russo la ricerca di un posto dove bagnarci la gola, cosa che dopo mezz’ora di ricerca sembra impossibile. Finalmente riusciamo a trovare un ristorante dal nome francese, Paris, ma che di francese non ha niente a partire dal personale che parla solo russo. A fatica riusciamo a fargli capire cosa vogliamo e dopo una attesa lunghissima si presenta uno dei mattacchioni dei camerieri con una borsa di birre di vari tipi comperate al liquor store un isolato più indietro. Inutile dire che la birra ci costa come Champagne. Ormai si sono fatte le due e non ci resta che tornare a Manhattan, riprendiamo il treno e dopo 40 minuti scendiamo a Chinatown per un po’ di shopping e cazzeggiare un po’. La sera ci presentiamo al CBGB con l’intento di vedere i grandi Gorilla Biscuits ma ci viene detto che non si sa per quale motivo il concerto della sera non ci sarà, l’unica loro performance è stata quella del pomeriggio, porca….. cosa dobbiamo fare a questo punto?? Entriamo nel bar e anneghiamo i dispiaceri, un paio d’ore più tardi il Ronko ed io, la vecchia guardia, ci dirigiamo verso l’albergo mentre i giovani rimangono fuori a tentare la fortuna. Sono le 11 di lunedì quando Lupus e Fabio riescono ad alzarsi dal letto con un leggero mal di testa. Questa mattina la destinazione è l’Empire State Building, 2 o 3 blocchi di distanza da noi,. Finalmente dopo una fila di un’ora riusciamo a salire sul primo ascensore che ci porta all’80esimo piano, e un secondo ascensore ci accompagna per gli ultimi 6 piani. Come sempre la vista dall’alto è mozzafiato; peccato che la cappa grigia che copre New York non ci permetta di vedere lontano, ma lo spettacolo è pur sempre unico. Cominciamo ad avere fame e sete, scendiamo questa volta velocissimi ed entriamo da Foley’s, un famoso pub irlandese, dove presto facciamo amicizia con June, la simpatica barista che ci racconta di avere origini irlandesi e che due ore dopo, dopo averci spennato per bene ci promette che questa sera verrà a vederci. Rientro in albergo per una pennichella veloce ed è tempo di andare al CBGB, finalmente si suona!. Prima sorpresa appena arrivati è che mentre facciamo il check un tipo dal volto famigliare mi si avvicina, e dopo esserci scambiati complimenti a vicenda riesco finalmente a capire che è Phil Anselmo (Pantera), che è qui per suonare la chitarra con i suoi amici Eye hate God. Più tardi nel back stage dove scopro che lui è di discendenza italiana mi dice che questa è la sua prima uscita in 8 mesi, parliamo di musica, politica un po’ di tutto, si fanno le solite foto, insomma un ragazzo davvero simpatico e per niente la rock star che magari uno si immagina. Un tipo che non ti fa pesare i dischi d’ora e platino che ha in soggiorno, solo uno che questa sera è qui come tutti gli altri per suonare e divertirsi. Il concerto inizia con un gruppo a sorpresa di cui non conosco il nome. Poi vanno sul palco gli Uppercut, non male ma niente di esaltante. Finalmente dopo di loro è la volta degli EHG, e qui la musica cambia; pezzi pesanti con una chiara influenza alla Pantera, momenti veloci che si alternano a pezzi lenti, si capisce subito che Phil non è un chitarrista provetto ma lui per primo e poi il pubblico e tutti noi sembra fregarsene, si vede chiaramente che lui si sta divertendo e la gente si diverte al solo vederlo lì ancora tra di loro, è un momento molto bello e speciale. 



Sono le 11 quando finalmente tocca a noi. I ragazzi presenti si accalcano davanti al palco e quando iniziamo con “Power” scoppia il finimondo, succede di tutto davanti al palco. Qui lo stage diving è proibito ma alcuni temerari decidono di sfidare i bouncers del locale e si buttano, una figata! I pezzi passano uno dopo l’altro velocissimi, Fabio il nuovo batterista sta andando da Dio, non sbaglia un colpo, Lupus con la Les Paul e Ronko con un bellissimo Fender Precision (tutti gli strumenti sono stati noleggiati per la serata) continuano a macinare senza sosta, 40 minuti passano in un secondo e siamo già a bis, “Mine to kill”, “Factory”, “Fuck Authority”, ma è quando inizia il primo accordo di “State Oppression” che tutti i presenti, anche quelli che un minuto prima sembravano sfiniti, iniziano a saltare e pogare, c’è persino chi urla il nome Giuseppe, il capo o The Chief come dicono qui, vorremmo non finisse mai, ma purtroppo due minuti passano velocissimi, così veloci che decidiamo di fare ancora tre pezzi, da paura. 60 minuti, non di più, ma ci guardiamo tutti con un sorriso stampato in faccia come se fossimo dei bambini piccoli, valeva la pena farsi questa tirata per un solo concerto, tornare qui dopo quasi 10 anni. 
Peccato non esserci tutti, ma sicuramente chi non è qui con noi ci ha guardati e suonato anche lui con noi. E’ ormai l’una quando usciamo dal CBGB, prendiamo un taxi e andiamo ad una festa a Brooklyn, sono quasi le 5 quando rientriamo in albergo, ormai è quasi ora do tornare a casa. Il martedì è una giornata triste, si torna a casa. Ci alziamo verso mezzogiorno, alcuni di noi vanno a vedere Ground Zero altri rimangono in zona, poi alle 3 il taxi viene e ci riporta all’aeroporto, L’aereo della American Airline parte preciso alle 18.45, arriviamo dopo esserci fermati di nuovo a Bruxelles, alle 11,00 di mercoledì, siamo distrutti, ma sappiamo tutti benissimo che saremmo disposti a rifarlo subito. Grande, un Ferragosto indimenticabile.     

RIKI SIGNORINI E MAURO CODELUPPI


 PS: Il CBGB ha chiuso il 30 settembre 2006 a causa di una lunga battaglia legale con i proprietari dell'immobile di Bowery. Il proprietario Hilly Kristal comunicò la notizia che avrebbe riaperto il CBGB a Las Vegas nel 2008 annunciando "Ho preso tutto, i bar, il palco, i cessi dove Joey Ramone ha fatto la pipì insieme a me. Ho preso tutto ciò che ha fatto di questo posto il CBGB'". Hilly Kristal non potrà mantenere la sua promessa: morirà il 28 agosto 2007[2]. Attualmente all'ex CBGB è presente un negozio d'abbigliamento ma, una parte dell'allestimento originale è rimasto intatto, compreso parte del bagno e dei sanitari.

RECENSIONE SILVERSTEIN “SHORT SONGS” (HOPELESS RECORDS – 2012) VOTO 2/5


Ventidue brani in appena venti minuti per questo disco dei Silverstein che così omaggiano un trend molto in voga negli anni 90, quello cioè di fare pezzi cortissimi, velocissimi e tiratissimi in modo da stipare in un sette pollici più brani che in un intero LP. In questo caso troviamo allora 11 brani inediti, seguiti da altrettante cover, nessuno dei quali supera i 60 secondi.
Preferisco di gran lunga la parte in cui i Canadesi omaggiano le loro muse ispiratrici, con un cenno di  elogio per la Title Track, ripresa dai Dead Kennedys, “It's My Job To Keep Punk Rock Elite”  dei NoFx, “Destination: Blood!” degli Orchid, “Scenes of Parisian life” dei The Promise Ring e “The ballad of Wilhelm Fink” dei Green Day.
Tante le ospitate di prestigio, che spaziano da Tim McIlrath (Rise Against) a Chris #2 (Anti-Flag), da Scott Wade (ex-Comeback Kid) a Paul Rousseau (Burst & Bloom), da Chris Hannah (Propagandhi) a  Liam Cormier (Cancer Bats), e via discorrendo.
Il risultato finale non è che mi faccia gridare al miracolo.  Meglio di niente, però….

I BRANI

Side A

1 Sick As Your Secrets
2 Sin & Redemption
3 SOS
4 Brookfield
5 La Marseillaise
6 World On Fire
7 Sleep Around
8 My Miserable Life
9 Truth & Temptation
10 One Last Dance
11 See Ya Bill 

Side B

12 Short Songs (Originally by Dead Kennedys) featuring Tim McIlrath, Chris #2, Scott Wade, Chris Hannah, Paul Rousseau, Jimmy Stadt, Daniel Tremblay, Mike Hranica, and Nick Diener
13 236 E. Broadway (Originally by Gob)
14 Good Intentions (Originally by Gorilla Biscuits)
15 Destination: Blood! (Originally by Orchid)
16 Coffee Mug (Originally by Descendents)
17 xOn Our Kneesx (Originally by The Swarm) featuring Liam Cormier
18 Scenes From Parisian Life (Originally by The Promise Ring)
19 It's My Job To Keep Punk Rock Elite (Originally by NOFX)
20 Quit Your Job (Originally by Chixdiggit)
21 The Ballad of Wilhelm Fink (Originally by Green Day)
22 You Gotta Stay Positive (Originally by Good Clean Fun)

I CONTATTI

RECENSIONE ATTITUDE “TURN INTO STONE ” (EP 7”, 2007, 1917 RECORDS 19R011)



Band di New York al secondo capitolo discografico dopo l’album “We All Go Down Together” del 2006. Il gruppo si inserisce pienamente nel filone dell’hc melodico un po’ metallico che ha attraversato tutti gli anni ’00 con band tipo Stay Gold e Supersleuth. Il risultato è nella media; buoni la registrazione e la produzione. Ma il disco arriva in un momento di crepuscolo del genere, e segna un po’ il passo.

Gianni Bandini (gianni@ngi.it)





I brani:
        1) Turn Into Stone
        2) Somebody Up There Like Me
        3) This One’s For The Dream

I Contatti:
http://www.1917records.com
http://www.myspace.com/attitudehc