Tornano
i nostri Omini Verdi preferiti, a sei anni di distanza da “Il banco piange”
e il successo di pubblico e critica riscontrato con il doppio cd
celebrativo “16 Anni Dopo” (2015).
Tornano,
nell’anno del ventennale di attività, con un album all’insegna dell’8. Tanti
sono i bit del titolo, ma 8 sono anche i pezzi presenti sul disco, l’ottavo
della band Mantobresciana.
Di
loro ci eravamo già occupati in termini più che positivi ai tempi di “Nel Nome
Di Chi?”, e vi invito a rileggervi
qua la recensione del 2010.
Oggi
come allora brani molto tirati ma generalmente orecchiabilissimi, con un
batterista che pesta su quei pedali come nemmeno Sagan in una volata al giro.
Pezzi
nella classica chiave Italia ’90 (tra Pornoriviste e Moravagine, strizzando l’occhio
a Good Riddance e Bad Religion) a cavallo tra Punk Melodico e Speed Rock, che
strizzano l’occhio anche a influenze rock’n’roll, stoner, nu-metal e crossover
senza perdere di riconoscibilità e compattezza.
Alcuni
brani (“Credimi” su tutti) fanno pensare alla migliore Epitaph, ma il mio
preferito è senza dubbio “La Nostra Storia”, bello, veloce e tirato, con un
testo molto bello, con la quale la band traccia un bilancio della propria
carriera, ringraziando i fans che li hanno seguiti e spinti in questi 20 anni.
Ottima
la produzione per un disco che mi piace molto.
(Riki Signorini)
I
brani
1.
Credimi
2.
La nostra storia
3.
Rinuncia
4.
Funerale della verità
5.
Vorrei
6.
Un nuovo giorno
7.
Arcade Boyz
8. Fine
I
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