RECENSIONE L’INVASIONE DEGLI OMINI VERDI “8 BIT” (CD, 2019, INDIEBOX RECORDS, 4/5)

Tornano i nostri Omini Verdi preferiti, a sei anni di distanza da “Il banco piange” e il successo di pubblico e critica riscontrato con il doppio cd celebrativo “16 Anni Dopo” (2015).
Tornano, nell’anno del ventennale di attività, con un album all’insegna dell’8. Tanti sono i bit del titolo, ma 8 sono anche i pezzi presenti sul disco, l’ottavo della band Mantobresciana.
Di loro ci eravamo già occupati in termini più che positivi ai tempi di “Nel Nome Di Chi?”, e vi invito a rileggervi qua la recensione del 2010.
Oggi come allora brani molto tirati ma generalmente orecchiabilissimi, con un batterista che pesta su quei pedali come nemmeno Sagan in una volata al giro.
Pezzi nella classica chiave Italia ’90 (tra Pornoriviste e Moravagine, strizzando l’occhio a Good Riddance e Bad Religion) a cavallo tra Punk Melodico e Speed Rock, che strizzano l’occhio anche a influenze rock’n’roll, stoner, nu-metal e crossover senza perdere di riconoscibilità e compattezza.
Alcuni brani (“Credimi” su tutti) fanno pensare alla migliore Epitaph, ma il mio preferito è senza dubbio “La Nostra Storia”, bello, veloce e tirato, con un testo molto bello, con la quale la band traccia un bilancio della propria carriera, ringraziando i fans che li hanno seguiti e spinti in questi 20 anni.
Ottima la produzione per un disco che mi piace molto.
(Riki Signorini)

I brani

1.  Credimi
2.  La nostra storia
3.  Rinuncia
4.  Funerale della verità
5.  Vorrei
6.  Un nuovo giorno
7.  Arcade Boyz
8.  Fine

I contatti

https://www.instagram.com/linvasionedegliominiverdi/