INTERVISTA AI KINA SU GARAGE RADIO


Lo scorso Venerdì ho avuto l’onore di intervistare nel corso di Friday Extreme Rock Adventures (garage Radio) insieme al padrone di casa Heintz Zaccagnini ed a Antonio Cecchi (ex CCM) due colonne portanti della vecchia scuola dell’Hardcore Italiano, Sergio Milani e Giampiero Capra, rispettivamente batterista e basso dei Kina (e non solo).
Il risultato, come sempre quando ci sono di mezzo i due Aostani, è stata una serata piacevolissima, ricca di aneddoti e curiosità che potrete riascoltare attraverso il PODCAST cliccando QUA.
Siccome però il tempo è volato (nonostante avere tagliato due brani in scaletta, non ce l’abbiamo fatta a fare tutte le domande previste), abbiamo allora deciso di preparare un’intervista scritta, presto disponibile su ribelliavita.blogspot.it
Stay Tuned!

Riki Signorini

RECENSIONE I REFUSE IT “CRONACHE DEL VIDEOTOPO” (CD, 2005, Wide Records 5/5)

Correva l’anno 2005, e su Flash NUMERO 205pubblicammo la recensione della ristampa della discografia degli I Refuse It alla voce # BOX REWIND (disco ristampato)

Un po’ per ragioni anagrafiche, un po’ per averlo vissuto in prima persona, quando si parla della vecchia scuola hardcore Italiana, quella degli anni 80, e soprattutto di Granducato Hardcore (GDHC per gli amici…), beh, in queste occasioni al sottoscritto brillano gli occhi. Brillano ancora di più, certamente, se si parla di gruppi del calibro degli I Refuse It, band Fiorentina di cui oggi la Wide Records pubblica un CD che contiene tutta la loro discografia, per un totale di venticinque brani, uno dei quali (“Teleurna 9000”) addirittura inedito. Sperimentatori ancora oggi ineguagliati, gli I Refuse It prendevano spunto dall’allora nuovo frenetico modello dell’Hardcore Americano, contaminandolo con New Wave e spunti free Jazz, e scrissero piccoli capolavori come la Title track, il cui ritornello (“Scrutiamo con occhi di cavia impazzita la nostra fugace realtà”) continuo a canticchiare dopo quasi un quarto di secolo, o come “Chocu Umeret”, in Russo, devastante dal vivo e su disco. Curioso segnalare come 3/5 della prima formazione degli IRI si sia poi convertita al Reggae, con il cantante Stefano Bettini giunto agli onori delle cronache come Generale. Ma forse è il segnale di come, in un momento di integralismo militante come era quello, i nostri erano tra i pochi capaci di ascoltare di tutto, non solo HC, e di metterlo in musica senza paura.

# STAMPA ORIGINALE – Vari dischi, tra il 1982 e il 1987

# COSA CAMBIA – Aggiunto un inedito (“Teleurna 9000”)

(Riki Signorini)

I BRANI

1.  Nuove dal fronte
2.  Hit 'n' Run Attack
3.  Chocu Umeret
4.  Fall Down
5.  Josephine (The Camel Girl)
6.  Sacrifici umani
7.  The Story Of My House
8.  Mannikin
9.  Spread Of Disease (contagio)
10.      Mira il tuo popolo
11.      Chocu Umeret 2
12.      Fuggi fuggi
13.      Agguato
14.      Frecce avvelenate sul comitato disastri
15.      Noi vi odiamo
16.      Sogni a doppie vie
17.      Cronache del videotopo
18.      M
19.      Ricatti
20.      Questo è l'inferno... Questa è Eleusi
21.      Che Cosa Posso Fare di Erotico (Per non Diventare Nevrotico)
22.      Il gatto
23.      Paradiso zero
24.      Tele Urna 9000

25.      Mind The Gap

RAW POWER LIVE AL CBGB & OMFUG, AGOSTO 2005

In questi giorni ricorre il quarantesimo compleanno del primo concerto di una band straniera (i Damned) al CBGB, lo storico locale di New York situato al numero 315 di Bowery Street.
Colgo l’occasione di questo anniversario per pubblicare un report che nel lontano 2005 mi inviò Mauro Codeluppi dei Raw Power, report che doveva essere pubblicato su Flash ma per qualche motivo non vide mai la luce.
Il CBGB & OMFUG, locale dal nome pressoché impronunciabile che dal 1973 al 2006,quando ha chiuso, ha rappresentato uno spazio unico per la creatività artistica e musicale Newyorkese e non solo, ha negli anni ospitato i concerti di un po’ tutti i i grandi del rock e dintorni (Ramones, Blondie, B52s, Talking Heads, e Police per citarne alcuni).
Poco prima della chiusura del locale, nell’ambito di una campagna di sensibilizzazione chiamata “Save CBGB”, dall’Italia furono infatti invitati a suonare i nostri Raw Power, autentico mito Hardcore negli States.
Quello che segue è il racconto fatto da Mauro Codeluppi di questa singolare esperienza,



Il 13 Agosto siamo partiti da Bologna alle 6.45, destinazione finale New York con tappa a Bruxelles. Una volta arrivati, dopo aver passato abbastanza facilmente la dogana che dopo l’11 Settembre è diventata quasi impossibile, riusciamo ad uscire dal JFK per trovarci sotto un sole e un caldo insopportabile. Non ci resta che fermare un taxi e saltare su, destinazione Hotel 31 sulla trentunesima strada. Se all’aeroporto l’afa era da paura qui in midtown è insopportabile, perciò non ci resta che fiondarci in hotel e beccarci la nostra prima razione di aria condizionata a palla.
Qui chiaramente è il contrario dell’esterno: temperatura polare. Il CBGB ha prenotato 3 camere, 2 doppie e una singola; chiaramente il più vecchio (io) si prende la singola.
Pochi minuti per rinfrescarsi e si parte alla scoperta del vicinato, spedizione che si ferma a poche centinaia di metri, nel primo pub (o tavern) che incontriamo. Come sempre una birra tira l’altra e usciamo dal locale tre ore più tardi. A questo punto per smaltire quello che è l’inizio di una bella sbornia non ci resta che continuare la nostra esplorazione, ma evidentemente oggi non è giornata e dopo poche centinaia di metri la tentazione di farci un'altra birra è troppa.

Verso le otto riusciamo ad arrivare al CBGB dove questa sera si esibiscono alcuni gruppi del VANS Warped tour. Dopo aver salutato un po’ di vecchi amici c’è giusto il tempo di fermarci al CBGB Gallery per un paio di birre ed iniziare la camminata di rientro, non prima però di esserci fermati per un fetta di buonissima pizza Newyorkese.
Raggiungiamo il 31 a pezzi e come dei bravi bambini ci fiondiamo a letto presto. La mattina della domenica dopo una colazione a base di uova, pancetta, prosciutto, pankcakes e porcherie varie, il tutto innaffiato da una broda nera che qui chiamano coffee, entriamo in metropolitana, destinazione Coney Island.
Visita al parco divertimenti, che ha visto tempi migliori (almeno 30 anni fa), camminata lungo la passeggiata interminabile del lungo mare, e poi inizia nel quartiere russo la ricerca di un posto dove bagnarci la gola, cosa che dopo mezz’ora di ricerca sembra impossibile.
Finalmente riusciamo a trovare un ristorante dal nome francese, Paris, ma che di francese non ha niente a partire dal personale che parla solo russo. A fatica riusciamo a fargli capire cosa vogliamo e dopo una attesa lunghissima si presenta uno dei mattacchioni dei camerieri con una borsa di birre di vari tipi comperate al liquor store un isolato più indietro. Inutile dire che la birra ci costa come Champagne.
Ormai si sono fatte le due e non ci resta che tornare a Manhattan, riprendiamo il treno e dopo 40 minuti scendiamo a Chinatown per un po’ di shopping e cazzeggiare un po’.
La sera ci presentiamo al CBGB con l’intento di vedere i grandi Gorilla Biscuits ma ci viene detto che non si sa per quale motivo il concerto della sera non ci sarà, l’unica loro performance è stata quella del pomeriggio, porca….. cosa dobbiamo fare a questo punto??
Entriamo nel bar e anneghiamo i dispiaceri, un paio d’ore più tardi il Ronko ed io, la vecchia guardia, ci dirigiamo verso l’albergo mentre i giovani rimangono fuori a tentare la fortuna.
Sono le 11 di lunedì quando Lupus e Fabio riescono ad alzarsi dal letto con un leggero mal di testa. Questa mattina la destinazione è l’Empire State Building, 2 o 3 blocchi di distanza da noi,. Finalmente dopo una fila di un’ora riusciamo a salire sul primo ascensore che ci porta all’80esimo piano, e un secondo ascensore ci accompagna per gli ultimi 6 piani. Come sempre la vista dall’alto è mozzafiato; peccato che la cappa grigia che copre New York non ci permetta di vedere lontano, ma lo spettacolo è pur sempre unico.
Cominciamo ad avere fame e sete, scendiamo questa volta velocissimi ed entriamo da Foley’s, un famoso pub irlandese, dove presto facciamo amicizia con June, la simpatica barista che ci racconta di avere origini irlandesi e che due ore dopo, dopo averci spennato per bene ci promette che questa sera verrà a vederci.

Rientro in albergo per una pennichella veloce ed è tempo di andare al CBGB, finalmente si suona!. Prima sorpresa appena arrivati è che mentre facciamo il check un tipo dal volto famigliare mi si avvicina, e dopo esserci scambiati complimenti a vicenda riesco finalmente a capire che è Phil Anselmo (Pantera), che è qui per suonare la chitarra con i suoi amici Eye Hate God.
Più tardi nel back stage, dove scopro che lui è di discendenza italiana, mi dice che questa è la sua prima uscita in 8 mesi, parliamo di musica, politica un po’ di tutto, si fanno le solite foto, insomma un ragazzo davvero simpatico e per niente la rock star che magari uno si immagina. Un tipo che non ti fa pesare i dischi d’ora e platino che ha in soggiorno, solo uno che questa sera è qui come tutti gli altri per suonare e divertirsi.
Il concerto inizia con un gruppo a sorpresa di cui non conosco il nome.
Poi vanno sul palco gli Uppercut, non male ma niente di esaltante. Finalmente dopo di loro è la volta degli EHG, e qui la musica cambia; pezzi pesanti con una chiara influenza alla Pantera, momenti veloci che si alternano a pezzi lenti, si capisce subito che
Phil non è un chitarrista provetto ma lui per primo e poi il pubblico e tutti noi sembra fregarsene, si vede chiaramente che lui si sta divertendo e la gente si diverte al solo vederlo lì ancora tra di loro, è un momento molto bello e speciale.
Sono le 11 quando finalmente tocca a noi. I ragazzi presenti si accalcano davanti al palco e quando iniziamo con “Power” scoppia il finimondo, succede di tutto davanti al palco. Qui lo stage diving è proibito ma alcuni temerari decidono di sfidare i bouncers del locale e si buttano, una figata! I pezzi passano uno dopo l’altro velocissimi, Fabio il nuovo batterista sta andando da Dio, non sbaglia un colpo, Lupus con la Les Paul e Ronko con un bellissimo Fender Precision (tutti gli strumenti sono stati noleggiati per la serata) continuano a macinare senza sosta, 40 minuti passano in un secondo e siamo già a bis, “Mine to kill”, “Factory”, “Fuck Authority”, ma è quando inizia il primo accordo di “State Oppression” che tutti i presenti, anche quelli che un minuto prima sembravano sfiniti, iniziano a saltare e pogare, c’è persino chi urla il nome Giuseppe, il capo o The Chief come dicono qui, vorremmo non finisse mai, ma purtroppo due minuti passano velocissimi, così veloci che decidiamo di fare ancora tre pezzi, da
paura.
60 minuti, non di più, ma ci guardiamo tutti con un sorriso stampato in faccia come se 
fossimo dei bambini piccoli, valeva la pena farsi questa tirata per un solo concerto, tornare qui dopo quasi 10 anni. Peccato non esserci tutti, ma sicuramente chi non è qui con noi ci
ha guardati e suonato anche lui con noi.
E’ ormai l’una quando usciamo dal CBGB, prendiamo un taxi e andiamo ad una festa a Brooklyn, sono quasi le 5 quando rientriamo in albergo, ormai è quasi ora do tornare a casa. Il martedì è una giornata triste, si torna a casa. Ci alziamo verso mezzogiorno, alcuni di noi vanno a vedere Ground Zero altri rimangono in zona, poi alle 3 il taxi viene e ci riporta all’aeroporto, L’aereo della American Airline parte preciso alle 18.45, arriviamo dopo esserci fermati di nuovo a Bruxelles, alle 11,00 di mercoledì, siamo distrutti, ma sappiamo tutti benissimo che saremmo disposti a rifarlo subito. Grande, un Ferragosto indimenticabile.    


(Riki Signorini e Mauro Codeluppi)



RECENSIONE CLEOPATRAS “CLEOPOWER” (CD, 2017, AMMONIA RECORDS 3/5)

Le Cleopatras sono 5 ragazze Toscane che dal 1998 girano per l’Europa a portare in giro il loro garage rock venato di surf, punk e pop.
Cleopower” è il loro nuovo album (il terzo in totale), ed esce a tre anni di distanza dal precedente "La maledizione del Faraone", sempre su Ammonia Records (e in cassetta per la label californiana Wiener Records).
Undici i brani proposti, per un disco maturo ma forse non abbastanza duro per i miei gusti, più rock’n’roll che garage, per intendersi, anche se con qualche buono sprazzo punk-rock.
Mi piace “Witches Are Back”, il singolo che era stato rilasciato in anteprima per l’8 Marzo (e mi immagino un dancefloor bello agitato durante l'esecuzione questo pezzo, che potete ascoltare QUA).
E mi piace molto il sapore sixties e frizzante di “Ye-Ye Girl!”.
Ma soprattutto mi piace molto la cover di “Can Your Pussy Do The Dog?”, il brano con cui le Cleopatras omaggiano i Cramps, uno dei loro gruppi di riferimento nonché padri dello Psychobilly (e, per inciso, uno dei brani che io preferisco del gruppo Statunitense).

(Riki Signorini)

I brani

1.Vote for Me
2.Forty
3.Job Interview
4.Chick Habit
5.Sick & Tired
6.Witches Are Back
7.Need All the Help I Can Get
8.Threesome Boogie
9. Ye-Ye Girl!
10. Can Your Pussy Do the Dog?
11. Esame di coscienza

I contatti