RECENSIONE SOCIAL DISTORTION ”HARD TIMES AND NURSERY RHYMES” (2Xlp, 2010, EPITAPH)

Si, va bene lo confesso, ultimamente sono stato pigro ed indolente, il che mi ha portato a rallentare drasticamente   il ritmo delle recensioni, sia mie che del bun Gianni che invece continuerebbe a sfornare di buona lena.
Ed allora, per non fare arrabbiare troppo il mio compare, riprendiamo le attività con una recensione delle sue.


Mi sono avvicinato a questo ultimo lavoro dei Social D. con molta, molta cautela. Un po’ per i giudizi poco lusinghieri che ne avevano accompagnato l’uscita, e un po’ per l’orrendo logo di copertina che tanto mi ricorda quello di “Topolino”.
Poi sull’onda del “perché no” ho deciso di comperare il disco, non senza titubanze.
Ai primi ascolti mi trovavo perfettamente allineato con i giudizi mediocri che in prevalenza avevo sentito o letto di questo disco.
Poi ho continuato negli ascolti, tanto che ad oggi è forse il disco che negli ultimi anni ho messo di più sul piatto. Ho cambiato opinione quindi? Sì in buona parte, anche se capisco e comprendo i giudizi di quanti non hanno apprezzato questa pigiata sull’accelleratore verso l’American root. Ma questo solco era tracciato già da un pezzo, e non mi ha sorpreso affatto questo loro (“loro” è un eufemismo, dato che la “creatura” è da tempo entità esclusiva di Mike Ness) ulteriore virata alle radici del rock statunitense. Ma non solo rock, come si può sentire nei brani “Can’t take it with you” o “California (Hustle and flow)” dove la matrice blues (o rhytm’n blues… mai capita la differenza.. però è quella roba lì) è molto evidente, con tanto di corista femminile che fa tanto anni 70, ed in particolar modo Who e Rolling Stones di quegli anni. Poi una ballad come “Bakersfield” che sembra scritta da Bob Dylan…
Però…. Però…. Nonostante che a me alcuni dei riferimenti di cui sopra (Stones e Dylan) non piacciano, quella roba lì fatta dai Social D. mi piace. Che volete che vi dica. C’è lungo tutto il disco il marchio Social Distortion stampato in caratteri cubitali, e questo fa la differenza! Un disco orientato a masse più estese che in passato, che però non rinnega affatto se stesso. E non è smaccatamente mainstream come tanti suoi coevi di minore portata invece sono. Ci sono brani eccellenti come la prima citata “California (hustle and flow)”; poi “Diamond in the rough”; e ancora la stupenda cover di “Alone and forsaken” di Hank Williams. Poi anche episodi minori come “Still alive” e “Take care of yourself” dove si sono lasciate un po’ troppo andare le briglia della mediocrità. Però nemmeno questi riescono a svilire il disco in maniera sensibile.
C’è la classe in questo disco. C’è spessore. C’è una band (vah, proviamo ancora a considerarla tale) che suona bene e fa bei pezzi. Non c’è più tanto punk. Ma pazienza.
Del disco esiste una stampa americana ed una europea. La mia copia è europea e in vinile trasparente. Nella versione americana esiste anche in vinile giallo. Copertina apribile coi testi; e poster della band stampato in ambo i lati (decisamente pacchiano).

Gianni Bandini (gianni@ngi.it)

I brani:
1)     Road Zombie
2)     California (Hustle And Flow)
3)     Gimme The Sweet And Lowdown
4)     Diamond In The Rough
5)     Machine Gun Blues
6)     Bakersfield
7)     Far Side Of Nowhere
8)     Alone And Forsaken
9)     Writing On The Wall
10)Can’t Take It With You
11) Still Alive
12)Take Care Of Yourself
13)I Won’t Run No More

Contatti
www.socialdistortion.com

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