Recensione Treni all’alba “Folk Destroyers” (Smartz!)
Ultimamente, forse per l’imminente paternità, sono precipitato in una voragine di lentezza, che mi ha portato ad accumulare un gran numero di CD da recensire. Cerco allora in qualche modo di recuperare il tempo perduto, proponendo subito una nuova recensione, stavolta occupandomi dei Treni all’Alba, quattro musicisti (due di Aosta e due di Torino, e dato ciò che suonano, non poteva essere differente la collocazione geografica) già assai noti nel circuito alternativo, ed in qualche modo nati dalle ceneri dei mitici BelliCosi. Ciò che ci propongono è un mix musicale assai diversificato e diverso dal solito, difficile da digerire anche per un onnivoro come me, che dal punk rock, anche se molto sperimentale, si aspetta durezza e crudezza, non arpeggi e virtuosismi come quelli offerti in questo disco. Ciò detto, è innegabile che i Treni all’Alba sono dei virtuosi, capaci di mescolare tra loro sonorità balcaniche e latino-americane, passando per il Sud dell’Italia senza dimenticare un po’ di sound industriale, meritandosi così l’azzeccato appellativo di Folk Destroyers, dal momento che di musica folk, popolare, si parla, ma in modo destrutturato e destrutturante. Da segnalare, oltre alle ottime illustrazioni di Domenico Sorrenti, anche la miriade di collaborazioni ai nove brani, tutti strumentali tranne un breve intermezzo parlato tratto dal copione di “Essi vivono” di John Carpenter, che vanno da A. Pomini (Fichissimi tra gli altri) al buon Ventrella (Kina, Frontiera), passando per i Manacuma e le loro tarantelle.
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