RECENSIONE OPERATION IVY “ENERGY” (CD, 1989, LOOKOUT RECORDS, 5/5)

Ci sono dischi che entrano nella tua vita e non ne escono più. Energy degli Operation Ivy è uno di questi. Pubblicato nel 1989 come decima uscita della storica etichetta Lookout Records, è un album seminale, fondamentale non solo per la scena punk californiana, ma per tutta la musica alternativa degli anni a venire. Non è stato forse il primo tentativo di fondere ska e hardcore, ma è stato senz’altro il primo a farlo con questa energia, questa urgenza, questa coerenza.

Nati e cresciuti all’ombra del 924 Gilman Street di Berkeley, epicentro della cultura punk DIY della Bay Area, gli Operation Ivy sono stati un fulmine che ha colpito e incendiato tutto nel giro di pochissimo. In appena due anni di attività, la band è riuscita a lasciare un'impronta indelebile, e Energy è la prova tangibile di quella scossa: 19 tracce nella versione originale in vinile, poi portate a 27 nella ristampa in CD del 1991, pubblicata quando la band era già sciolta da un paio d’anni (Le otto tracce aggiuntive? Sei dal primissimo EP Hectic, due dalla mitica compilation Turn It Around! — entrambe pubblicazioni Lookout, ovviamente).

Non c’è filler, non c’è calo di tensione. Ogni brano è una scheggia impazzita di ritmi spezzati, liriche consapevoli e riff che si stampano in testa. Le mie preferite restano tre classici assoluti. “Bombshell” è un pugno allo stomaco: un inno feroce e melodico allo stesso tempo, con una sezione ritmica che corre e graffia. “Sound System” è il manifesto emotivo dell’album, un’ode a quel rifugio collettivo e personale che è la musica stessa — «Sound system gonna bring me back up» non è solo un ritornello, è una dichiarazione di fede. E poi c’è “Freeze Up”, forse uno dei brani più lungimiranti del lotto, che riflette sul blocco sociale e personale con uno stile che è insieme critico e danzereccio.

Un elemento distintivo del suono di Energy è anche l’uso del sax, suonato da Paul Bae, che appare in brani come “Bad Town”, “Smiling” e “Caution”. Non è mai invasivo, ma inserito con intelligenza: in “Bad Town” il sax emerge con forza, dando un’atmosfera quasi rocksteady al pezzo, mentre altrove contribuisce ad arricchire la struttura dei brani con una vena melodica inaspettata. È uno degli ingredienti che rende il disco più sfaccettato, senza mai allontanarlo dalla sua essenza ruvida e diretta.

Nonostante il suono grezzo e l’urgenza adolescenziale che lo pervade, Energy ha una freschezza che non svanisce. Lo dimostra il fatto che da oltre trent’anni è una presenza costante nella mia vita: prima sul giradischi, poi nel lettore CD, oggi nella mia playlist su Spotify. Ogni ascolto è un ritorno a casa, un tuffo in quell’energia incontenibile che solo pochi dischi riescono a custodire.

Energy non è solo un disco importante. È un punto di svolta, un’opera che ha anticipato di almeno un decennio quello che sarebbe diventato uno dei suoni dominanti del punk underground e mainstream. Se oggi parliamo di ska-core come genere codificato, lo dobbiamo anche — forse soprattutto — a questo disco e a quei quattro ragazzi di Berkeley che volevano solo suonare forte e cambiare il mondo, almeno un po’.

(Riki Signorini)

I brani

Lato A


1.          Knowledge - 1:40

2.          Sound System - 2:14

3.          Jaded - 1:49

4.          Take Warning - 2:44

5.          The Crowd - 2:10

6.          Bombshell - 1:01

7.          Unity - 2:13

8.          Vulnerability - 1:58

9.          Bankshot - 1:30

 

Lato B

 

1.          One Of These Days - 1:05

2.          Gonna Find You - 1:52

3.          Bad Town - 2:32

4.          Smiling - 1:44

5.          Caution - 1:23

6.          Freeze Up - 2:19

7.          Artificial Life - 2:03

8.          Room Without A Window - 1:31

9.          Big City - 2:14

10.       Missionary - 2:05

 

Tracce presenti nel CD ma non nella versione vinile

 

1.          Healthy Body (dall’EP "Hectic")

2.          Hedgecore (dall’EP "Hectic")

3.          Steppin’ Out (dall’EP "Hectic")

4.          The Crowd (dall’EP "Hectic")

5.          Man On The Streets (dall’EP "Hectic")

6.          Gonna Find You (dall’EP "Hectic")

7.          Officer (dalla compilation "Turn It Around!")

8.          I Got No (dalla compilation "Turn It Around!")

RECENSIONE RAMONES “RAMONES” (LP, 1976, SIRE RECORDS, 5/5)

Ramones” è l’album di debutto della band di New York, ed è anche uno di quei dischi che non dovrebbero mancare nella collezione di qualsiasi amante della musica, in particolare di chi ama il punk.

Quattordici pezzi nella versione originale (otto in più nella versione extended successiva), sette su un lato ed altrettanti sull’altro, che raramente superano i due minuti.

Il tutto si apre con uno dei loro brani più iconici (“Blitzkrieg Bop”), e contiene una bellissima cover di "Let's Dance" di Chris Montez.

Tra gli altri brani indimenticabili del disco anche “53rd & 3rd”, “Beat on The Brat”, “Judy is a Punk”, “Today Your Love, Tomorrow the World” e “Havana Affair”, lato B del primo singolo estratto dall’album (sul lato A c’era proprio “Blitzkrieg Bop”).

Un disco che se non ce l’avete dovete cercarlo, e che se ce l’avete, dovete riascoltarlo per celebrare i fratellini di New York che, forse non lo sapete, presero il loro nome dallo pseudonimo che usava Paul McCartney quando si registrava negli alberghi in incognito.

(Riki Signorini)

I brani 

Lato 1

1.   Blitzkrieg Bop 

2.   Beat on the Brat 

3.   Judy Is a Punk 

4.   I Wanna Be Your Boyfriend 

5.   Chain Saw 

6.   Now I Wanna Sniff Some Glue 

7.   I Don't Wanna Go Down to the Basement 

Lato 2

1.   Loudmouth 

2.   Havana Affair 

3.   Listen to My Heart 

4.   53rd & 3rd 

5.   Let's Dance (Cover di Chris Montez) 

6.   I Don't Wanna Walk Around With You 

7.   Today Your Love, Tomorrow the World

RECENSIONE LAMBRINI GIRLS “WHO LET THE DOGS OUT” (CD, 2025, CITY SLANG, 3/5)

Mi sono imbattuto nelle Lambrini Girls quasi per caso quando mi trovavo a Brighton l’estate scorsa.

Entro in un negozio e sento un pezzo che mi prende.

Chiedo al tipo dietro al banco e mi dice “sono delle ragazze di qua, e spaccano di brutto”. È vero, ma tutto finisce lì.

Fino a quando non mi trovo tra le mani questo “Who Let the Dogs Out”, che mi conferma trattarsi di un gruppo che spacca di brutto.

In pratica, un duo al femminile (Phoebe Lunny, chitarra e voce, Lilly Macieira, basso) che sforna 11 pezzi molto molto rumorosi, che fanno pensare senza soluzione di continuità a Bikini Kills, Prodigy, Yeastie Girlz e Crass.

Ben elaborato da Daniel Fox (bassista dei Gilla Band e produttore emergente del post-punk d’oltremanica), questo è un disco sporco e cattivo, sempre su di giri, con testi ferocemente social-politici e pochissimo spazio alla melodia (a parte forse in “No Homo”).

Noise punk, hardcore, riff di chitarra taglienti e linee di basso potenti per cantare (o urlare, a seconda dei casi) di diritti LGBQT+, lotta al patriarcato, denuncia del machismo dilagante, attacchi alla violenza poliziesca ed al sessismo dilagante.

Trenta minuti che vale la pena ascoltare almeno una volta.


(Riki Signorini)

I brani

1.   Bad Apple

2.   Company Culture

3.   Big Dick Energy

4.   No Homo

5.   Nothing Tastes As Good As It Feels

6.   You're Not From Around Here

7.   Scarcity Is Fake (communist propaganda)

8.   Filthy Rich Nepo Baby

9.   Special Different

10.  Love

11.  Cuntology 101

 I contatti

https://lambrinigirlsband.bandcamp.com/album/who-let-the-dogs-out

https://www.facebook.com/LambriniGirlsband/

https://www.lambrinigirlsband.co.uk

https://www.instagram.com/lambrinigirlz/?hl=en

https://www.facebook.com/cityslang

RECENSIONE LAURA JANE GRACE & CATBITE “OPERATION IVY LIVE AT THE EMPTY BOTTLE” (CD, 2025, AUTOPRODUZIONE, 4/5)

Quando ho scovato su Bandcamp un disco che sembrava essere un live degli immensi Operation Ivy mi è venuto un tuffo al cuore… Purtroppo, però, non si trattava di un loro live, ma di una copycat version fatta comunque molto bene.

In poche parole, il 21 settembre 2024 i Catbite di Philadelphia hanno eseguito dal vivo 27 pezzi degli Operation Ivy insieme a Laura Jane Grace (cantante degli Against Me!) a un Afterparty del Riot Fest tenutosi al The Empty Bottle di Chicago.

Lo show, che potete vedere cliccando qua, è poi stato messo in vendita su Bandcamp con la formula “Pay What You Can”, ed il 100% dei ricavi sarà donato, attraverso le associazioni no profit Sweet Relief Musician Fund e Best Friends, alle persone colpite dai grandi incendi di LA di inizio anno.

In pratica, i sei in quella occasione hanno suonato dal vivo, e nello stesso preciso ordine, tutti i 27 brani presenti sul CD Lookout, che riproponeva l’album “Energy”, l’EP “Hectic” e due alti pezzi tratti dalla compilation (stupenda) “Look It Around”.

E devo dire che lo hanno fatto davvero bene!

Potrei starvi a parlare dei singoli brani, ma visto che siamo di fronte a dei grandi classici della musica punk e ska, che immagino gran parte di voi conoscano molto bene, direi che sarebbe uno sforzo superfluo.

Posso solo dire che si tratta di un live set divertente, ben suonato e carico di energia, che sembra essere stato apprezzato dal pubblico.

Certo, ascoltare gli originali dal vivo sarebbe sicuramente un’altra cosa, ma è altrettanto vero che difficilmente si incontrano copycat covers fatte così bene.

(Riki Signorini)

I brani 

1.   Knowledge

2.   Sound System

3.   Jaded

4.   Take Warning

5.   The Crowd

6.   Bombshell

7.   Unity

8.   Vulnerability

9.   Bankshot

10.   One Of These Days

11.   Gonna Find You

12.   Bad Town

13.   Smiling

14.   Caution

15.   Freeze Up

16.   Artificial Life

17.   Room Without A Window

18.   Big City

19.   Missionary

20.   Junkie's Runnin' Dry

21.   Here We Go Again

22.   Hoboken

23.   Yellin' In My Ear

24.   Sleep Long

25.   Healthy Body

26.   Story Time

27.   Officer

28.   I Got No  

I contatti

https://catbite.bandcamp.com/album/operation-ivy-live-at-the-empty-bottle-laura-jane-grace-catbite

Catbite

Laura Jane Grace

RECENSIONE PAOLINO PAPERINO BAND “SEMOCHIPEGA” (EP, 2025, DISTR. KOB RECORDS, 4/5)

Tornano i Paolino Paperino Band, stavolta con un EP di appena 4 pezzi, che colpiscono nel segno come sempre, anche se, lo confesso, mi ci sono voluti un paio di ascolti prima che scoccasse la scintilla che sempre scocca quando sento i PPB.

Meno veloci che in passato, ma sempre divertenti, mi sembrano sempre più gli Elio e le Storie Tese del punk, divertenti, irriverenti e musicalmente bravissimi.

Uno spirito presente già dalle prime battute, con “Greta” che parla del cambiamento climatico e di come riguarda tutti, ma soprattutto di come sia ridicolo chi, per manifestare a favore dell’ambiente, va in piazza con furgoni inquinanti e lascia bottiglie e plastica in piazza.

Ma soprattutto uno spirito che permea e riempie la “Puerile Canzone Contro L’obsoleta Guerra”, che sembra prendere spunto da una filastrocca di Rodari per prendere il volo e dare vita al testo più profondo e serio che la band emiliana abbia mai scritto. Quattro minuti in cui, in modo volutamente puerile, si canta contro la guerra con gli occhi di qualcuno che, nella sua semplicità, non ne comprende né le ragioni, né i vantaggi, né gli interessi (di chi effettivamente la subisce).

Segnalo anche la riproposta in chiave più funky e ritmata della mitica “Gilda”, da ascoltare ad occhi chiusi immaginando di trovarsi in una sala da ballo della Pianura Padana dopo una giornata passata alla locale bocciofila.

(Riki Signorini)

I brani

 1.   Greta

2.   Ciccioli

3.   Puerile Canzone Contro L’obsoleta Guerra

4.   Gilda

 I contatti

https://www.facebook.com/PaolinoPaperinoBand/

https://www.instagram.com/paolinopaperinoband/

https://www.paolinopaperinobrand.com/ 

https://www.facebook.com/kobrecords?locale=it_IT