RECENSIONE ANDEAD “OLD BUT GOLD” (CD EP, 2020, INDIEBOX RECORDS, 3/5)


Giorni pessimi, questi. Giorni che ci vedono costretti in casa a causa di un fottuto virus sconosciuto chissà ancora per quanto.
Proviamo allora a distrarci con un po’ di musica.
L’occasione me la danno questi Andead, Milanesi giunti al quinto disco in studio ed al tredicesimo anno di attività, con una solida credibilità artistica costruita concerto dopo concerto.
Negli anni hanno infatti condiviso il palco, tra gli altri, con artisti del calibro di Misfits, Damned, Gogol Bordello, Gaslight Anthem, Pogues, H2O, Dropkick Murphys, Bad Religion e Social Distortion, molto probabilmente aiutati in questo dal fatto che il loro leader è Andrea Rock, quello di Virgin Radio, che probabilmente ha aperto loro molte porte.
Tutte queste esperienze ne hanno fatto una band di quelle estremamente radiofoniche, capaci di un songwriting accattivante e semi mainstream, più rock che punk, ma piacevole.
Apprezzo comunque il fatto che i Lombardi abbiano deciso di limitarsi a registrare un EP perché forse sulla distanza più lunga non avrebbero retto dal momento che solo tre brani catturano davvero la mia attenzione; ma la catturano davvero bene.
Mi riferisco a “Comfortably weak”, in cui si parla di diritti umani negati e della passività con la quale il mondo occidentale reagisce a questo tipo di notizie ed “Gratification Breakdown” nel quale Andrea e c. si tolgono qualche sassolino dalle scarpe e si rivolgono a chi li ha criticati soprattutto agli esordi.
Ma soprattutto mi riferisco alla conclusiva “The Company Regime”, il pezzo migliore, che racconta della condizione del lavoratore precario, che dopo aver dato anima e corpo per anni di colpo perde il lavoro, “capro espiatorio” di colpe collettive e ingranaggio sacrificabile del sistema.

(Riki Signorini)

I brani

1. Old But Gold
2. Lust For The Road
3. Comfortably Weak
4. Downtrodden
5. Gratification Breakdown
6. The Company Regime

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