RECENSIONE THE DEVILS “LET THE WORLD BURN DOWN” (CD, 2024, GO DOWN RECORDS, 4/5)

Quarta uscita per i The Devils, power duo campano che torna sulla scena discografica con “Let The World Burn Down”, album prodotto da Alain Johannes (già presente nel terzo album, e soprattutto già collaboratore di Queens Of The Stone Age, PJ Harvey e Chris Cornell).

Dieci pezzi, tra R’n’R, blues, hard rock e garage, che si fatica a credere provengano da Napoli e non da oltreoceano.

Molto bella la opening track, “Divine Is the Illusion”, con schitarrate a go go ed un groove potente.

E potente, anzi potentissimo, è anche il sound di “Killer’s Kiss”, con un refrain che ti si pianta in testa e non ti molla più (come quello di “Big City Lights”, cover di un vecchio classico di Cleo Randle).

Suono molto Stoner e reminiscenze dei QOTSA la fanno da padroni, ma non mancano episodi più Alt-Rock, come in “Teddy Girl Boogie” e “The Last Rebel”, come non manca il blues sporco e magnetico nella conclusiva “Horror And Desire”.

Ma non temete, non si tratta di pura riproposizione di un sound ormai classico. Qua Erika Switchblade (la cui voce è fenomale) e Gianni Blacula dimostrano di essere capaci di infondere ai brani (sia loro che cover) un’anima nuova, che li rende inconfondibili.

(Riki Signorini)

I brani

1. Divine Is The Illusion

2. Killer’s Kiss

3. Mr Hot Stuff

4. Big City Lights

5. Til Life Do Us Part

6. Roar II

7. Shake ‘em

8. Teddy Girl Boogie

9. The Last Rebel

10. Horror and Desire

I contatti 

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RECENSIONE SMALLTOWN TIGERS “CRUSH ON YOU” (LP, 2024, AREA PIRATA RECORDS, 3/5)


Can you imagine Suzi Quatro writing a real punk rock record?”. 

Così si presenta il trio riminese delle Smalltown Tigers, giunto al debutto sulla lunga distanza dopo l’Ep “Five Things” del 2020.

Dieci brani, pesanti e ruvidi, diretti ed essenziali.

Garage punk, Ramones, Donnas, R’n’R, punk, power pop, una batterista che picchia sulle pelli come se volesse massacrare di botte il suo peggior nemico, una cantante che a tratti ricorda Donita Sparks delle L7 (“I Want You”) e, soprattutto, tanta grinta e passione.

Questi i principali ingredienti del sound delle tre tigri, che hanno registrato il disco in Italia per poi portarlo a masterizzare a Detroit affidandolo alle mani di Jim Diamond (già a fianco, tra gli altri, dei White Stripes).

Crush On You” e “Meet Me In The City” sono i pezzi più punk, che mi piacciono molto.

Ma ci sono anche momenti più tecnici, come “Teddy Bear”, in cui spuntano le tastiere, o la conclusiva (e Stoogesiana) “Killed Myself When I Was Young”, in cui appare invece un sax.

Punk rock. That's all!

(Riki Signorini)

I brani 

1.   Meet Me In The City 02:24

2.   Crush On You 01:57

3.   In A Dream (With A Fool Like You) 02:24

4.   Teddy Bear 02:32

5.   I Want You 02:32

6.   Maybe 02:29

7.   Monster 02:05

8.   Dressed Right And Skinny 03:20

9.   Joey 02:15

10.  Killed Myself When I Was Young 02:53

I contatti

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RECENSIONE STRANGOLATORI DEL GANGE “STRANGOLATORI DEL GANGE” (CD, 2023, AUTOPRODUZIONE, 3/5)

Gli Strangolatori del Gange hanno scelto un monicker che è fighissimo, vengono dal Piemonte (e si sente) e sono al debutto discografico ma sfornano subito un album molto maturo.

“Finché la barca va / lasciala affondare” è il refrain della opening track, “Naufragio”, che subito li introduce come band capace di suonare bene, e capace di fare convivere Arturo, Frammenti e iFasti nelle stesse tracce.

E tutto il CD prosegue sulla stessa falsariga, regalandoci spesso anche citazioni di Belli-Cosi (provare “Calaferte” per credere).

Definirlo hardcore è estremamente limitativo, perché molte sono le influenze diverse, soprattutto quelle Noise (Hammerhead), e perché non renderebbe il dovuto. Diciamo almeno hardcore per palati fini, a volte diretto a volte un po’ strampalato, con 9 brani molto elaborati e complessi, talvolta anche piuttosto lunghi, come nel caso di “Dope Darling”, che dura oltre 5 minuti ed è l'unico pezzo in inglese, almeno nella prima parte.

Per me l’unico brano non all’altezza è il conclusivo “Desolazioni”, troppo lungo e troppo indie per i miei gusti.

Per il resto, pollici in alto!


(Riki Signorini)

I brani

1.   Naufragio

2.   Cintura Ovest

3.   Calaferte

4.   Bess

5.   Dope Darling

6.   Francesca

7.   Vita

8.   Gabbie

9.   Desolazioni

I contatti

Strangolatori del Gange | Strangolatori del Gange (bandcamp.com)

 

RECENSIONE THE MOSQUITOS “IN THE SHADOWS” (CD, 2023, AREA PIRATA, 3/5)

Stavolta Area Pirata pesca nella New York degli anni ’80, e ci porta a casa “In The Shadows”, ovvero la raccolta di tutte le registrazioni in studio dei Mosquitos: i demo del 1982 e del 1983, un demo home made, mix migliori del loro EP del 1985 e sessioni in studio mai pubblicate prima. Il tutto arricchito da artwork esclusivo, inserto di due pagine e download digitale.

Curioso che la fama della band di Long Island sia più dovuto a meriti altrui che a meriti propri, dal momento che un loro brano, "That Was Then, This is Now", fu riproposto dai Monkees appena riformatisi, e trasformato in una hit da Billboard Top 20 nel 1986.

Un sound più rock che garage, arricchito da molte melodie pop (a volte addirittura in Beatles style), e qualche gancio assassino piazzato bene qua e là.

A me piace molto “Darn Well”, brano principale della cassetta “Garage Sale” uscita per la ROIR nel 1985, e apprezzo anche la più melodica “I’m So Ashamed” per il suo ritornello in crescendo.

Per il resto confesso che non mi fanno davvero impazzire, e non sono sorpreso che poi in definitiva non abbiano fatto molto di più, anche se si dice che, comunque, fossero leggendarie le loro esibizioni dal vivo.

(Riki Signorini)

I brani

1. You Don’t Give a Hang (About me)

2. Don’t Know Why

3. Quit it

4. Darn Well

5. I’m So Ashamed

6. Face Up To It

7. Ain’t Necessary So

8. I Apologize

9. Change

10. 11. That Was Then, This Is Now

12. Put Your Foot Down

13. If I’m Lucky

14. Do You Want To Hurt Me?

I contatti

https://www.areapirata.com/prodotto/the-mosquitos-in-the-shadows/

RECENSIONE MINOR THREAT “OUT OF STEP OUTTAKES” (EP, 2023, DISCHORD RECORDS, 5/5)

A distanza di 40 anni tornano i Minor Threat con tre outtakes della sessione di registrazione di “Out of Step”, il loro dodici pollici che senza ombra di dubbio è uno dei dischi più belli e fondamentali della musica che io adoro, l’hardcore.

Si tratta di tre pezzi che furono registrati negli Inner Ear Studios di Don Zientara e mai usati, ritrovati quasi per caso e rimixati da Don e Ian per festeggiare il quarantennale del disco.

Per la precisione, sono versioni inedite di "In My Eyes" e "Filler", che registrarono per sentire come avrebbero suonato con due chitarre, ed un pezzo, "Addams Family", che finì per essere utilizzato come coda di "Cashing In".

Ascoltandoli, mi vengono in mente solo tre cose:

1)  Quanto cazzo erano grandi i Minor Threat!!!!

2)  Se anche li avessero pubblicati in questa forma, e non in quella che conosciamo, ‘sti brani avrebbero spaccato alla grandissima!!!

3)  Ma quanto erano professionali alla Dischord per registrare così bene nello stesso periodo in cui nel resto del mondo gran parte dei dischi HC sembravano registrati nei cessi della metropolitana?

A seguire, cosa scrivono Ian e c. dell’EP sul loro Bandcamp: 

Nel gennaio 1983, i Minor Threat entrarono per la prima volta negli Inner Ear Studio nella formazione a cinque elementi (Brian Baker è passato dal basso alla seconda chitarra e Steve Hansgen suona il basso).

Avevano sei nuove canzoni per quello che divenne l'EP “Out of Step 12".

La band decise anche di riregistrare la canzone "Out of Step" con un po’ di testo in più per cercare di chiarire il contenuto, così come "Cashing In", una canzone ironica sulla scena punk di Washington che avevano suonato dal vivo solo una volta.

Dopo molte discussioni, "Cashing In" fu aggiunta come traccia nascosta nella versione originale del vinile, anche se non riportata sulla copertina o sull'etichetta.

C'era ancora del nastro vuoto sulla bobina, così decisero di registrare uno strumentale con il titolo provvisorio "Addams Family" e poi registrarono nuove versioni di "In My Eyes" e "Filler" per sentire come suonavano con due chitarre. "Addams Family" finì per essere utilizzata come coda di "Cashing In", ma le altre due canzoni non furono mai mixate e vennero in gran parte dimenticate per oltre 35 anni, fino a quando i nastri multitraccia furono portati in studio per essere digitalizzati nel 2021.

Sorpresi dalla scoperta, Ian e Don Zientara hanno mixato le due canzoni insieme alla take completa di "Addams Family". Questi outtakes vengono ora pubblicati su un 7" in occasione del 40° anniversario dell'uscita di Out of Step.


(Riki Signorini)

 

I brani

 

1.   In My Eyes (Out Of Step Outtake)

2.   Filler (Out Of Step Outtake)

3.   Addams family (Out Of Step Outtake)

 

I contatti

https://www.facebook.com/dischordrecords/

https://minorthreat.bandcamp.com/album/out-of-step-outtakes

RECENSIONE THE CELIBATE RIFLES “THE TURGID MIASMA OF EXISTENCE” (CD, 2023, AREA PIRATA, 4/5)

Altro bel colpo della Pisana Area Pirata che ci ripropone “The Turgid Miasma Of Existence”, ristampa del terzo album dei Celibate Rifles, quello (datato 1986) che precede, di poco, l’esplosione internazionale della band Australiana, che arriverà col successivo “Roman Beach Party

Tredici i brani presentati, all’insegna di un garage punk grezzo e aspro, che talvolta sfocia nell’hard rock, e sicuramente si rifà a Radio Birdman e Iggy Pop.

Il tutto, però, è arricchito da una vasta gamma di strumenti non propriamente punk (violoncelli, chitarre acustiche e clarinetti, tra gli altri).

Tra tutti segnalo la opening track “Bill Bonney Regrets” che è diventata un classico della band di Sidney col suo sound intriso di jazz, ed anche “Sometimes”, che mi ricorda i Ramones.

Dunque una gran bella occasione di (ri)scoprire una di quelle band che possiamo definire seminali, proprio in un periodo storico in cui la scena punk australiana sta vivendo una nuova epoca d’oro

raramente sembra sia stata più vitale di quanto lo sia oggi e questo potrebbe essere un buon momento per tornare indietro a quel periodo particolarmente fertile della metà degli anni ’80!

Ciliegina sulla torta la copertina apribile con inserto allegato e codice download (+4 brani live inediti)


(Riki Signorini)

 

I brani

 

1.   Bill Bonney Regrets

2.   Conflict Of Instinct

3.   Temper Temper Mr. Kemper Sentinel

4.   Some Kind Of Feeling

5.   Glasshole

6.   Sometimes

7.   No Sign

8.   Eddie

9.   JNS

10.  New Mistakes

11.  Kill your sons – live

12.  New Mistakes – live

13.  Temper Temper Mr. Kemper – live Wild Desire – live

 

I contatti

https://www.areapirata.com/

 

RECENSIONE SMALL THING “20 JAZZ PUNK GREATS” (CD, 2024, FLAMINGO RECORDS, 4/5)

Purtroppo sono sempre più rare le occasioni in cui un disco di una nuova band riesce a catturare la mia attenzione, forse perché sto invecchiando o forse perché proprio non riesco a percepire nelle nuove uscite quell’entusiasmo o quella energia a cui il punk e l’hardcore mi hanno abituato in giovane età.

Questo album degli Small Thing rappresenta quindi una piacevolissima eccezione, a cui sono giunto quasi per caso, imbattendomi su Youtube nello  Special Video Concept Version, a cura di Stefania Carbonara, che presenta il loro album nella sua interezza, e che potete trovare qua.

Genovesi come la loro etichetta, Flamingo Records (la stessa de L’esperimento del dottor K), i quattro si presentano con una manciata di pezzi (13, interludi compresi) che in 26 minuti mostrano la validità di una band capace di spaziare tra vari generi con incredibile facilità,

Anche se, a dire il vero, si potrebbe dividere il disco in 4 sezioni distinte, delimitate da 3 interludi (che a me, però, sembrano un po’ uno spreco di spazio…).

Una prima parte prettamente punk, con una incursione nello ska-core di “Coma Awakening”, conclusa dal primo interludio (“Vulcan Boy”), che introduce il secondo blocco di canzoni, più cupi, tra i quali spicca una cover (“Liberty”) degli svedesi Kitchen and The Plastic Spoons.

Il secondo interludio (“Noli Timere “), industrial noise core, è quello che preferisco, e fa da apripista alla sezione più hardcore del disco, veloce e ricco di cambi, con il mio pezzo preferito del lotto (“Diet Coke”) e con “Dies Irae” che addirittura presenta uno stacco alla John Zorn (nella mia ignoranza pensavo si trattasse di un Sax, ma dalle note di copertina leggo trattarsi di un clarinetto….).

Ultimo interludio a cura dei genovesi La Furnasetta, e poi le due ultime due tracce, tra le quali segnalo “My Friend”. Ma soprattutto voglio segnalare la voce stupenda di Monica Mantovani, ed una capacità strumentale al di sopra della norma.

Piccola nota conclusiva, sia il titolo che la foto di copertina si rifanno esplicitamente “20 Jazz Funk Greats” dei Throbbing Gristle.


(Riki Signorini)

I brani 

1.   Small Thing  

2.   Rat Attack  

3.   Coma Awakening  

4.   Interlude 1: Vulcan Boy  

5.   Pray  

6.   Senor T  

7.   Liberty (Kitchen and the Plastic Spoons)  

8.   Interlude 2: Noli Timere

9.   Dies Irae  

10.  Diet Coke  

11.  Interlude 3: La Furnasetta  

12.  My Friend  

13.  Dead Moon In The Sky   

I contatti

https://flamingorecords.bandcamp.com/album/small-thing-20-jazz-punk-greats

https://www.facebook.com/smallthingpunkrock

RECENSIONE THE BEATERSBAND “52 WAYS TO MURDER” (CD, 2023, AUTOPROD., 3/5)

Dei The Beatersband da Rosignano Solvay (LI) ci siamo già occupati un po’ di tempo fa recensendo il loro CD “Vol. 3” (potete rinfrescarvi la memoria QUA).

Quel CD, come tutta la loro produzione fino a quel momento, era composto da cover di brani anni ’50 o ’60, che i nostri si proponevano di rivitalizzare e riammodernare in chiave punk rock del nuovo millenio.

Stavolta, invece, tornano con un disco ancora di cover, ma riproponendo 4 pezzi dei Misfits.

Troviamo quindi “Saturday Night”, “She”, “Nightmare On Elm Street” e “Some Kinda Hate

Premesso che riproporre pezzi altrui non è mai semplice, e che i Misfits sono dei mostri sacri a cui ci si dovrebbe avvicinare con cautela, devo dire che tutto sommato i tre livornesi la sfangano piuttosto bene, grazie alla super voce di Donatella Guida ed alla base ritmica che, soprattutto su “She”, non sfigura affatto.

La mia preferita è comunque “Nightmare On Elm Street”, brano al quale i nostri conferiscono un tocco anni ’60 piacevolissimo.


(Riki Signorini)

 

I brani 

1.   Saturday Night

2.   She

3.   Nightmare On Elm Street (Remastered)

4.   Some Kinda Hate (Remastered) 

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